Città del Vaticano , domenica, 20. giugno, 2021 12:14 (ACI Stampa).
Gesù può “operare meraviglie in noi”, ma solo quando “vinciamo la tentazione di rinchiuderci in noi stessi, quando superiamo la falsa religiosità che non vuole scomodare Dio, quando gridiamo a Lui”. È un invito alla preghiera, quello che Papa Francesco rivolge ai fedeli nell’Angelus in cui commenta il Vangelo della XII domenica del Tempo ordinario, che è il Vangelo della “tempesta sedata”. E, dopo l'Angelus, unisce la sua voce ai vescovi del Myanmar, laddove il colpo di Stato militare continua fare vittime e ad attaccare luoghi di culto. Ma non manca un pensiero anche per la Giornata Mondiale del Rifugiato che si celebra oggi.
Domenica quasi afosa a Roma, e già quasi clima di vacanze. Nonostante tutto, c’è un gruppo di persone abbastanza nutrito in piazza San Pietro, per ascoltare le parole di Papa Francesco.
Il suo, come al solito, è il commento al Vangelo. Gesù dorme sulla barca quando arriva una tempesta, e i discepoli lo svegliano, temendo che sia noncurante della loro situazione. Ma Gesù si sveglia alla loro preghiera, e fa placare la tempesta.
“Tante volte – dice Papa Francesco – anche noi, assaliti dalle prove della vita, abbiamo gridato al Signore: ‘Perché resti in silenzio non fai nulla per me?’”. E questo lo abbiamo fatto “quando ci sembra di affondare, perché l’amore o il progetto nel quale avevamo riposto grandi speranze svanisce; o quando siamo in balìa delle onde insistenti dell’ansia; oppure quando ci sentiamo sommersi dai problemi o persi in mezzo al mare della vita, senza rotta e senza porto”. Ma anche “nei momenti in cui viene meno la forza di andare avanti, perché manca il lavoro oppure una diagnosi inaspettata ci fa temere per la salute nostra o di una persona cara. In queste situazioni e in tante altre, anche noi ci sentiamo soffocare dalla paura e, come i discepoli, rischiamo di perdere di vista la cosa più importante”.
Eppure Gesù sulla barca “c’è e condivide con i suoi tutto quello sta succedendo”, anche se dorme, perché “il suo sonno mette alla prova”, mostra che Dio “attende che siamo noi a coinvolgerlo”, e “provoca noi a svegliarci”.