Come è nato il progetto?
“Dopo aver svolto una prima lezione sulla struttura della Divina Commedia e sul desiderio che spinge Dante ad intraprendere il viaggio, ho infatti posto al centro dell’indagine il tema del ‘desiderio’, chiedendo ai bambini di descrivere i loro desideri. Nicola ha risposto che il suo desiderio è semplice in fondo, perché è l’essere amato. E subito dopo anche Sebastiano ha confermato: ‘Adesso che ci penso, questo è anche il mio desiderio!’. Colpita da quanto accaduto, ho subito inserito queste due frasi come prime battute di un canovaccio, possibile base per uno spettacolo teatrale. Successivamente ciascun ragazzo ha scritto altre frasi in reazione alla domanda di Nicola. Poi, avendo come obiettivo che tutto il gruppo classe fosse partecipe, ho pensato ai lati forti di ciascun alunno: la propensione tecnologica di Cristiano mi ha indotta a trasformare il lavoro intrapreso in un videogame. Siamo passati dal costruire uno spettacolo a costruire un videogioco interattivo; una sorta di film interattivo fatto a bivi, dove lo spettatore può scegliere liberamente quale strada intraprendere. Il senso della salvezza è racchiuso, di fatto, anche nella struttura stessa del gioco: qualsiasi strada sceglie, se mossi dal desiderio leale di amare ed essere amati, ti porterà ad incontrare Dio, perché non contano le cadute o gli errori quanto la voglia di riprendersi e cercare il bene: un legame con Uno che ti ama. Il bisogno di essere amati, ovvero accettati per come siamo, è stato il motore di questo percorso salvifico”.
In quale modo raccontare ai bambini la bellezza della salvezza?
“Ai bambini non devi trovare un modo per raccontare ciò che già sanno, puoi solo trovare il ‘modo’ di farti insegnare con chiarezza la semplicità dell’amore. Loro si sono presi cura di questo progetto portando in modo semplice le loro passioni, riflessioni e divertendosi. Loro sanno che la salvezza va a braccetto con l’amore e che voler bene è già un pezzo di Paradiso vissuto in terra. Quel che ho fatto io è stato sollecitare domande di senso attraverso esercizi di scrittura creativa, disegno e improvvisazione teatrale, carpendo le loro riflessioni spontanee, emerse anche nella quotidianità e portandole dentro al canovaccio. Un esercizio interessante è stato quello di spezzare a caso dei pezzi di carta, chiedendo ai ragazzi di scegliere un pezzo e di vederci una sagoma. Alessia ha scelto un pezzo che per lei aveva la forma di un coniglio, che su suggerimento di Elena è diventato un personaggio da far interpretare a Leonardo. Di fatto, il coniglio è diventato una guida, simbolo di tenerezza, di Gesù che si nasconde spesso negli incontri più piccoli e inaspettati. La bellezza della salvezza la comprendi quando vivi un momento di gioia sulla terra, quando sai amare e ti lasci amare già qui sulla terra. Quindi essere salvati significa essere amati”.
I bambini come hanno interagito con Dante Alighieri?
“E’ bastato far capire loro che Dante rappresenta l’anima del fanciullo; per dirla con il teologo Hans Hurs von Batlhasar, che nel cammino di questa vita entra col pensiero subito rivolto al fine ultimo: ha il coraggio di guardare al desiderio per eccellenza: l’amore.
Ciascun alunno ha capito che Dante è il viandante che si è messo in viaggio verso il Paradiso, e che ciascuno di noi è quel viandante. Infatti e per questa ragione ho assecondato il desiderio di Lucrezia di rappresentare una viandante e non una Beatrice, perché anche se nella Divina Commedia il viandante è Dante, tutti siamo in questo viaggio. Ciascuno ha preso da Dante il suo insegnamento, come scrive Sebastiano: ‘Dante ci insegna a non abbandonare l’amore’. O Matilde: ‘Dante ci insegna che non bisogna mollare mai per trovare le persone giuste’.
Il lavoro in DAD ha permesso di approfondire le inclinazioni degli alunni più timidi. Mi riferisco a Matilde, che ha portato gran parte del suo contributo nel disegno, creando i fondali del videogame; a Mirko che ha lavorato molto creando un medico mariano (san Bernardo), capace di consigli netti e profondi, mostrandoci in una fotografia la sua dimora del cuore, luogo in cui si sente custodito: un nido fra gli ulivi. Emily è riuscita a portare dentro al canovaccio molto di sé, anche pescando frasi da tik tok: ‘Viviamo bene questa vita, perché un giorno la ricorderemo’.
Gli stessi ragazzi timidi sono poi maggiormente emersi nel lavoro in presenza, quando hanno avuto il coraggio di esprimere, durante le riprese, battute nuove emerse da un loro bisogno di comunicarsi, che non erano scritte nel copione. Questo lavoro teatrale ha messo in evidenza la bellezza dei bambini. Tutto questo percorso, fatto con Dante attraverso i bambini, ci dice che la religiosità del bambino, come quella di ogni essere umano, non si riduce all’apprendimento di una serie di dogmi, quando viene fondata su un’esperienza di fiducia, di una relazione significativa e Dante è stato l’esempio di uomo capace di vincere il male con l’esperienza della fede, prima provata per Beatrice e poi riconosciuta in Dio”.
Infine è doveroso, attraverso la loro insegnante, dare voce alle espressioni più belle dei bambini: “Elena: ‘Quando Dante arriva al paradiso vede tutti i nove cieli che diventano sempre più piccoli fino a stringersi in un punto più luminoso di tutti gli altri, ecco quello è Dio; è tutta la misericordia del mondo racchiusa in un puntino. Dante è giunto alla fine del suo viaggio e si sente l’uomo più fortunato al mondo, l’uomo che grazie alla sua fede si ritrova e non si sente più perso’.
Nicola: ‘Da questo lavoro ho capito la bellezza, cioè… solo le cose più belle. Le cose belle sono: stare insieme, essere libero che significa poter essere me stesso’.
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Mirko: ‘La bellezza per me è la gentilezza interiore. Maria ha un carattere misericordioso, infinita bontà d’animo, è premurosa, non si offende mai e non è vendicativa’.
Emma: ‘Beatrice è bella perché è pura dentro. Ci sono persone belle fuori ma dentro cattive e spietate’.
Alessia: ‘La bellezza è un potere, c’è chi lo tiene nascosto e chi lo fa vedere. Entrare in Paradiso, per me, significa essere accettati’.
Claudia: ‘Per me entrare in Paradiso significherebbe essere avvolta da un abbraccio. Perché nel Paradiso sarai sempre avvolto nell’amore. Ciò che mi è rimasto impresso è stato quando tutti eravamo tutti in cerchio, sul prato, ad ascoltare san Bernardo e ridevamo’.
Matilde: ‘Forse il Paradiso significa essere felici’. E completa Sebastiano: ‘Ed è possibile provarlo già qui, sulla terra’. Leonardo: ‘In questo gioco mi sono divertito molto, è stato bello giocare, sbagliare e ridere degli errori!’. Lucrezia: ‘Ho capito l’importanza dell’amicizia e dell’amore’. Cristiano (parlando del valore del rapporto di fiducia): ‘Mio padre è stato per me un ‘giubbetto antiproiettile’ quando mi ha salvato in piscina, rischiavo di affogare!’ Emily: ‘Immagino Beatrice con un vestito rosso, le scarpe celesti come il mare, una corona di fiori che simboleggia sapienza e gentilezza’”.