Il Global Bratislava Forum si svolge del 15 al 17 giugno. Conosciuta con l’abbreviazione Globsec, è considerata uno delle più rilevanti conferenze d’Europa. Quest’anno, tra i temi in agenda, c’è anche quello della salute, nonché di fiducia nella democrazia e nelle istituzioni, la crescita economica, la regolamentazione delle nuove tecnologie.
Per via delle restrizioni COVID , non tutti 145 relatori potranno essere fisicamente presenti all’evento. Tra i partecipanti, ci sarà la presidente slovacca Zuzana Čaputová, il primo ministro slovacco Eduard Heger, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz e il presidente croato Zoran Milanović.
FOCUS MEDIO ORIENTE
Iran, negato il visto ad una suora italiana
È stata in Iraq per 26 anni, e ora ha 75 anni. Ma tutto questo non è bastato a suor Giuseppina Berti per poter riottenere il visto per l’Iran: le hanno dato tre giorni di tempo per lasciare il Paese, e in particolare Ispahan, nella Casa della Congregazione delle Figlie di Carità.
La sua partenza renderà difficile la permanenza dell’altra consorella, l’austriaca suor Fabiola Weiss, 77 anni, 38 dei quali dedicati ai poveri e ai malati del lebbrosario, alla quale invece il rinnovo del permesso di soggiorno è stato concesso per un altro anno.
Le due religiose, che hanno dedicato la vita ai malati del Paese, senza distinzioni di appartenenza religiosa o etnica, si vedono costrette ad abbandonare la casa della Congregazione, costruita nel 1937. In Ispahan, le Figlie della Carità si erano dedicate per anni all’istruzione e alla formazione dei giovani, e dei bambini polacchi rifugiati e orfani di guerra arrivati in Iran nella primavera del 1942.
La casa delle suore è attualmente l’unica realtà della Chiesa cattolica latina a Ispahan e la loro cappella, costruita nel 1939 è sede della Parrocchia “Vergine Potente”, che viene messa occasionalmente a disposizione dei visitatori per la celebrazione della Messa.
La Chiesa cattolica in Iran ha due arcidiocesi assiro-caldee di Tehran-Ahwaz e Urmia-Salmas, con un vescovo e quattro sacerdoti (nell’estate del 2019 anche l’amministratore patriarcale di Teheran dei Caldei, Ramzi Garmou, si è visto negare il rinnovo del visto e non ha più potuto ritornare nel Paese); una diocesi armena nella quale vi è soltanto il vescovo e l’arcidiocesi latina che al momento non ha alcun sacerdote e aspetta l’arrivo del suo nuovo pastore recentemente nominato, monsignor Dominique Mathieu. Per quanto riguarda la presenza religiosa, nel Paese operano le Figlie della Carità, con tre suore a Teheran e le due suore a Ispahan. Ci sono inoltre due laiche consacrate. I fedeli sono complessivamente circa 3.000.
La diocesi di Ispahan era rimasta senza vescovo per cinque anni. Questo perché l’arcivescovo Ignazio Bedini, salesiano, aveva rassegnato le dimissioni per raggiunti limiti di età nel 2015. e con lui erano andati via tutti i salesiani presenti in Iran, nonostante la lunga storia di presenza anche in tempi di rivoluzione khomeneista. In questi cinque anni, amministratore apostolico dell’arcidiocesi sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis è staton il lazzarista Jack Youssef, nato a Teheran nel 1971, dell’eparchia caldea di Teheran.
Attualmente, la nunziatura a Teheran è vacante. A marzo, il precedente nunzio, l’arcivescovo Leo Boccard, è statto trasferito in Giappone.
Verso l’incontro vaticano sul Libano dell’1 luglio
L’8 giugno, patriarchi e vescovi delle Chiese presenti in Libano si sono incontrati presso la sede del Patriarcato Maronita.
Avvenuto su invito del Cardinale Béchara Boutros Raï, Patriarca di Antiochia dei maroniti, il piccolo summit ha radunato, tra gli altri, il Patriarca siro cattolico Ignace Youssif III Younan, il Catholicos di Cilicia degli armeni apostolici Aram I, il Patriarca greco cattolico melchita Youssef Absi e il Patriarca di Antiochia dei greco-ortodossi Yohanna X Yazigi.
Tutti i convenuti – riferiscono le poche righe di resoconto diffuse sulle reti sociali dal Patriarcato maronita – hanno ribadito la necessità impellente di formare un nuovo governo e uscire dalla paralisi istituzionale che sembra mettere in crisi la stessa sussistenza della compagine nazionale libanese, apparentemente incapace di fronteggiare gli effetti devastanti della crisi economica e sociale sulla vita quotidiana di gran parte della popolazione.
Papa Francesco ha convocato un incontro di preghiera sulla situazione in Libano per il prossimo 1 luglio.
Il Cardinale Sako scrive al premier iracheno
In una lettera inviata in questa settimana al premier iracheno Mustafa al Khadimi, il Cardinale Louis Rafael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, ha presentato la sua visione del futuro dello Stato, affrontando le aspettative nel post elezioni.
Il Cardinale ha affermato che “assicurare stabilità in Iraq significa prendere passi concreti e coraggiosi per mettersi d’accordo sulla forma dello Stato”, mentre fino ad ora “non c’è stato un accordo realistico”.
Ha sottolineato che ancora la situazione rende vaga la decisione della forma di Stato, un tema cruciale, perché tutti possono essere d’accordo o meno con un governo. Ci vuole – dice il Cardinale – un “patriottismo responsabile, per costruire nuove sincere relazioni per la cooperazione e per raggiungere eguaglianza tra tutti gli iracheni”.
Il Cardinale ha anche affrontato che “c’è un senso di post-porre le elezioni o di non tenerle se queste dovessero favorire un partito invece in un altro”. E ha chiesto che la nazione “sviluppi un pensiero sulla politica estera e rinnovi le sue affiliazioni e impegno nel servire le persone”.
FOCUS EUROPA
Bielorussia, una dichiarazione della Santa Sede
Per la prima volta dal dirottamento di un aereo passeggeri a Minsk alla fine di maggio per arrestare un blogger, la Santa Sede interviene con una dichiarazione del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede Matteo Bruni.
“La Santa Sede – ha detto Bruni - continua a seguire attentamente gli sviluppi della situazione in Belarus ed i passi intrapresi dai vari attori coinvolti, rimanendo impegnata a favore del raggiungimento di soluzioni democratiche e pacifiche alle legittime richieste del popolo bielorusso”.
I vescovi francesi scrivono ai vescovi cinesi arrestati
Dopo l’incarcerazione del vescovo Joseph Zhang Wheiz e di altri sacerdoti in Cina, la Conferenza Episcopale Francese invia loro una lettera. Firmata dall’arcivescovo Eric de Moulins-Beaufort di Reims, presidente della Conferenza episcopale, la lettera esprime al vescovo di Xinxiang sostegno. Si legge nel testo: "Possa Dio darti la forza per resistere alla prova. Possa la vostra situazione tornare rapidamente alla normalità e degna della grandezza del vostro Paese".
I vescovi inglesi in vista del G7
Il prossimo G7 si terrà dall’11 al 13 giugno in Cornovaglia. Così, i vescovi di Inghilterra, Galles e Scozia hanno scritto al primo ministro Boris Johnson per chiedere di lavorare insieme e assicurare un futuro sostenibile e giusto per la nostra comunità globale.
I vescovi hanno sottolineato che “l’urgenza della crisi ecologica globale, e l’insegnamento della nostra fede cattolica, ci impone di parlare, di agire, di prendere decisioni”.
I vescovi hanno parlato in particolare di una emergenza “con un volto umano” dettato dalla crisi ecologica
I vescovi riconoscono che un lavoro comune su questi problemi è difficile. Tuttavia, chiedono ai membri del G7 di fornire supporto economico per una recupero sostenibile dopo la pandemia; di agire per supportare le nazioni in via di sviluppo, assicurandosi che non siano messi da parte nella distribuzione dei vaccini; e assicurare azioni e responsabilità per raggiungere gli obiettivi delineati nell’accordo di Parigi.
FOCUS AMERICA DEL NORD
Una delegazione dei vescovi canadesi verso la Santa Sede
Entro il 2021, una delegazione di vescovi canadesi sarà a Roma per incontrtare le autorità e affrontare il caso delle scuole residenziali, per le quali Papa Francesco ha chiesto scusa all’Angelus del 6 giugno.
In un comunicato della Conferenza Episcopale del Canada, si fa appunto riferimento al ritrovamento di resti di bambini in una scuola di Kamloops, tema che è “una eredità tragica che viviamo ancora oggi”, e per la quale i vescovi non vogliono altre che verità e “profondo impegno per rinnovare e rafforzare le popolazioni con i popoli indigeni nel territorio”.
I vescovi notano che in anni recenti sono stati messi insieme gruppi di ascolto a livello regionale e diocesane, ci sono state conversazioni con gli indigeni ma anche incontro bilaterali con le Prime Nazioni, le organizzazione Metis e Inuit.
Iniziativa che “hanno preparato, per oltre due nani, una delegazione di persone indigene per incontrarsi con il Santo Padre per sviluppare “significativi incontri di dialogo e guarigione”.
Questa prossima visita pastorale, annunciano i vescovi, includerà la partecipazione di un gruppo di anziani, sopravvissuti dalle scuole residenziali e giovani da tutta la nazione.
Si tratta – scrivono i vescovi “di un passo importante nel percorso verso la riconciliazione e della guarigione condivisa dei Popoli Indigeni e la Chiesa in Canada”, con la speranza che “questi incontri, e l’importante collaborazione e partnership che ne ha supportato la pianificazione, porterà a un condiviso futuro di pace e di armonia tra gli indigeni e la Chiesa cattolica in Canada”.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede all’OSCE, verso il Forum Economico ambientale
Si tengono in Svezia gli incontri preparatori per il 29esimo Forum Economico Ambientale dell’OSCE. Il tema del dibattito del 10 giugno era “Promuovere sicurezza globale, stabilità e sviluppo sostenibile nell’area OSCE attraverso il rafforzamento del ruolo della donna”.
Nel suo intervento, la Santa Sede ha notato che “la attuale pandemia di COVID 19 ha mostrato la rilevanza particolare di alcune decisioni”, in particolare considerando che “gli Stati partecipanti hanno notato con preoccupazione” le continue ineguaglianze operate contro le donne, colpite in maniera sproporzionate soprattutto quando lavorano nella economia informale.
La Santa Sede chiede di riconoscere ampiamente il lavoro non pagato delle donne, specialmente quando spesso si occupano di bambini o di anziani.
Santa Sede all’OSCE; il ruolo delle donne
Nel prosieguo del dibattito, l’11 giugno, monsignor Janusz Urbanczyk, rappresentante permanente dela Santa sede a Vienna, ha rimarcato la necessità che le donne ricevano la stessa paga degli uomini”, e che è importante che “le donne siano rese capaci, incoraggiate e donate dei mezzi per contribuire all’economia”.
FOCUS AMBASCIATORI
Le credenziali dell'ambasciatore del Gabon presso la Santa Sede
il 12 giugno, Eric Chesnel ha presentato a Papa Francesco le sue credenziali come ambasciatore del Gabon presso la Santa Sede. Chesnel, nato nel 1956 con studi di alto livello a Parigi, ha lavorato nell'ambito della comunicazione, del diritto, dell'economia e finanze e delle relazioni internazionali.
È stato Consigliere Speciale, Incaricato della Missione del Presidente (dal 2014); Segretario Generale aggiunto della Presidenza (2011 – 2014); Consigliere Personale del Presidente Bongo Ondimba; Consigliere del Presidente presso l’Ambasciata del Gabon in Francia.
La delegazione apostolica di Dakar, che aveva giurisdizione su tutte le colonie francesii dell'Africa continentale ed insulare, fu stabilita da Pio XII nel 1948, mentre la delegazione dell'Africa Centro Orientale, con giurisdizione su Gabon, Nigeria, Camerun, Obungui-Chari, Congo e Ciad, fu stabilita nel 1960, con sede a Lagos, in Nigeria.
Nel 1965, Paolo VI istituisce la nuova delegazione apostolica dell'Africa Centrale, che aveva giurisdizione su Gabon, Repubblica Centrafricana, Camerun, Ciad e Congo, con sede in Camerun. Nel 1967, viene istituita la nunziatura apostolica del Gabon. Gabon e Santa Sede hanno stipulato un accordo nel 1997.