Erevan , sabato, 12. giugno, 2021 11:00 (ACI Stampa).
Nel monastero che conserva le reliquie di San Giovanni, il Catholicos Karekin I ha pregato per la sicurezza dell’Armenia e dell’Artsakh, il territorio che il mondo chiama Nagorno Karabakh e che gli armeni sentono parte della loro storia. Succede a Gandzasar, uno dei monasteri che si trovano nel territorio del Nagorno Karabakh, a raccontare le radici cristiane di un territorio a lungo conteso, e diventato oggetto di una guerra che ha portato ad un accordo doloroso per l’Armenia, che ha perso i territori precedentemente sotto il suo controllo.
Il Nagorno Karabakh, passato sotto il controllo dell’Azerbaijan in era sovietica, aveva auto-proclamato la sua indipendenza alla dissoluzione dell’URSS. Ne era nato un conflitto, poi una pace instabile. Per gli azeri, gli armeni erano occupanti. Per gli armeni, lo erano gli azeri. Nel mezzo, la distruzione di un patrimonio storico, la cancellazione della memoria. Moltissimi i monumenti cristiani distrutti, secondo quello che viene definito da alcuni studiosi come un vero e proprio genocidio culturale. Da parte azera, si lamenta la distruzione di molte moschee.
Fatto sta che, con il recente conflitto in Nagorno Karabakh, è ritornata la paura per la possibile perdita di monasteri. Karekin II, Catholicos della Chiesa Apostolica Armena, ha persino stabilito un dipartimento della Santa Sede di Etchmiadzin per il censimento del patrimonio cristiano. E, all’inizio di giugno, il Catholicos è andato in Artaskh, passando dagli incontri nei presidi militari alla Divina Liturgia nella capitale Stepanakert, fino, appunto, al monastero di Gandzasar. Con lui, il presidente di Artsakh Arayik Harutyunyan, Karekin ha pregato Dio per avere “forza e potere per superare gli orrori della guerra, risorgere da questo duro periodo di tristezza e sofferenza, e per guarire le nostre vite ferite”.
Karekin II ha detto che gli armeni hanno “vissuto in periodo molto duri e crudeli”, essendo testimoni di “distruzione, massacro e genocidio”, ma sempre mantendo fiducia in Dio.
Karekin ha definito l’Artsakh “la Sacra culla della nostra terra natia, la ricchezza del nostro popolo cristiano con la sua storia e monumenti sacri”. Ha notato che “durante la guerra, abbiamo perso una parte significativa della nostra patria. Ma siamo rassicurati che il nostro spirito sia rimasto saldo”.