Le scuole restano ancora chiuse, anche se qualche giorno fa il ministro dell’Istruzione, Dipu Moni, ha comunicato che le scuole riapriranno il 13 Giugno con le indicazioni governative”.
Più allarmante è invece la situazione in India: “In India, la situazione è tragica anche se ultimamente il governo finalmente, ha preso delle decisioni imponendo in molti Stati dell'India il lockdown e questo ha portato alla diminuzione dei contagiati.
Tristissime le foto e le immagine di coloro che venivano bruciati sulle pira, uno dietro l’altro. Molti sono morti anche per la mancanza di ossigeno in ospedale. Una grande tragedia in un paese come l’India che ha una alta densità di popolazione povera”.
Quale impatto economico sta avendo il Covid 19 nei due Paesi?
“Come puoi ben pensare il Covid 19 ha avuto un impatto catastrofico in tantissime categorie. Molte persone hanno dovuto lasciare la capitale per ritornare nel proprio villaggio in quanto il lavoro era al momento sospeso. In modo particolare la categoria di coloro che vivevano a giornata, ha subito una grande crisi, anche coloro che tirano i risciò sono stati penalizzati. Con loro anche gli autisti degli autobus, alcuni di loro sono stati costretti a tirare il risciò per poter vivere.
Anche alcuni insegnanti di scuole private hanno perso il lavoro e son dovuti arrangiare con altri lavoretti alternativi. Nella zona dove sono io, a 70 km. dalla capitale, le fabbriche tessili inizialmente hanno avuto qualche problema ma poi han continuato la loro produzione seguendo le norme anti-Covid. Qualcuno mi ha anche detto che nel periodo del Covid la produzione tessile sia anche raddoppiata.
Molti Beauty Parlour (Centri di bellezza oppure parrucchieri) han dovuto chiudere per la pandemia e tante donne tribali han fatto ritorno nel loro villaggio. Nonostante la crisi, qui in Bangladesh la gente ha sempre la capacità di arrangiarsi e di tirare avanti anche in momenti di grossa difficoltà.
Molti giovani sono rimasti senza lavoro, anche coloro che studiavano e si arrangiavano a fare qualche lavoretto sono dovuti rientrare nel proprio villaggio. Tante persone che lavoravano negli alberghi sono stati mandati a casa per mancanza di lavoro e mancanza di persone che vengono dall’estero”.
Come stanno vivendo i cattolici questa situazione?
“Con l’inizio della pandemia, molte persone in diverse diocesi si sono attivate per far arrivare cibo alle famiglie in difficoltà. Tanti giovani si sono organizzati per soccorrere coloro che vivevano situazioni di disagio. Questo periodo di pandemia ha fatto assaporare la bellezza della solidarietà, dell’accompagnare l’altro/a in questo momento particolare e difficile”.
Allora qual è la risposta della Chiesa nell’aiuto a chi è colpito dal coronavirus?
“Le Caritas diocesane hanno aiutato molte famiglie attraverso del cibo oppure consegnando una piccola somma di denaro per poter comprare le cose di prima necessità. I Vescovi insieme ai loro sacerdoti hanno incoraggiati le comunità parrocchiali a farsi presente accanto a coloro che stavano soffrendo in questo periodo della pandemia.
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Noi come Noluakuri avevamo iniziato la ‘Casa della Solidarietà’, dove la gente veniva a prendersi il necessario per due giorni. La Casa della Solidarietà era aperta tre volte la settimana. Dopo il periodo dell’emergenza stiamo continuando con il Bazar della solidarietà dove la gente con meno di 1 € riesce a portare a casa un chilo di riso, mezzo chilo di cipolle, un chilo di patate, 250 gr. di olio e 250 gr. di dal (lenticchia rossa)”.
Quale ‘sfida’ comporta questa pandemia per la fede?
“Questa pandemia è stata una grande sfida per ciascuno di noi. Qualcuno che credeva poco, ha ripreso di nuovo in mano la propria fede. Ha scombussolato il pianeta intero che si sentiva invincibile da ogni attacco anche batteriologico, tutti i propri progetti sono stati fatti saltare, la propria vita personale è saltata totalmente. Forse in tanti avranno pensato che sia stata una punizione di Dio, ma Dio non vuole tutto ciò; anzi lui ci salva da ogni pericolo. Questa pandemia comporta una grande sfida per la fede perché ci fa sentire impotenti, inermi, incapaci di fermare l’avanzare di questo mostro creato in laboratorio da coloro che vogliono prendersi in mano il potere su tutto il mondo, distruggendo l’umanità.
Siamo nella piena follia umana e come cristiani siamo chiamati a dare una risposta e lasciarci coinvolgere in un cambiamento che cammini nella direzione del rispetto, dell’accoglienza reciproca, del dialogo, della semplicità, della condivisione e dell’amore”.