Roma , martedì, 8. giugno, 2021 14:00 (ACI Stampa).
Il professor Giuseppe Notarstefano, ricercatore di Statistica economica e docente all’Università Lumsa sede di Palermo, è il nuovo presidente nazionale dell’Azione cattolica italiana per il triennio 2021-2024, nominato dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, che lo ha scelto in una terna di nomi che il Consiglio nazionale dell’Azione cattolica italiana ha indicato dopo la conclusione della XVII Assemblea nazionale dell’Associazione.
L’esperienza associativa, e in particolare il servizio educativo e l’impegno sociale, hanno accompagnato le diverse fasi della sua vita: è stato responsabile diocesano dell’Acr nella diocesi di nascita (Agrigento); poi, dal 1999 al 2005, responsabile nazionale dell’Acr, componente del Centro studi di Ac, membro del Consiglio scientifico dell’Istituto ‘Vittorio Bachelet’, Consigliere nazionale per il settore Adulti e dal 2014 vicepresidente nazionale Ac per il settore Adulti. Collabora come esperto all’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Cei e dal 2016 è componente del Comitato scientifico organizzativo delle Settimane Sociali dei cattolici italiani.
Appena eletto ha dichiarato la sua gratitudine per questa scelta: “In Azione Cattolica tutti abbiamo imparato ad amare senza riserve e a servire senza guardare l’orologio, perché amare e servire sono i verbi che coniugano la gioia del Vangelo come ci ha detto Vittorio Bachelet, modello luminoso per tante generazioni di aderenti e responsabili associativi”.
Ed allora partendo da ciò che ha detto Vittorio Bachelet, chiediamo al neo presidente nazionale di spiegarci il motivo per cui si deve aspirare alla santità: “La santità è per tutti, è a misura di ciascuno, si attua attraverso piccoli gesti concreti, ma richiede di dare il meglio di sé. La santità è un cammino, un itinerario che richiede sforzi per affrontare fatiche, inerzie, pigrizie e avversità, è un esercizio anzi un vero e proprio ‘combattimento’, che non è sforzo ascetico, ma è una vera e propria lotta con il male personificato con il demonio, fonte di tentazione continua e potenza distruttiva della vita interiore ma anche della vita relazionale e sociale. Papa Francesco cita la prima lettera di Pietro che lo indica come un ‘leone ruggente’ sempre in cerca di prede da divorare. Per questo ci sono state date dal Signore delle armi potenti prime fra tutte la preghiera così come la meditazione, la vita comunitaria e la frequenza ai sacramenti, l’Eucarestia ma anche il servizio e l’impegno apostolico e missionario”.
Papa Francesco ha dato all’Azione Cattolica l’input di andare nelle periferie: “Andate nelle periferie e lì siate chiesa. Il monito del papa ci invita ad essere un’associazione in uscita dentro una Chiesa missionaria, perché la missionarietà è implicita nella vita ecclesiale. Quindi una formazione missionaria capace di fare esperienza di vivere nella città e prendersi cura del bene comune e delle sfide che ci interpellano. E’ bene non aver paura delle sfide più difficili, che la comunità tenta di nascondere: nessuno sia escluso dalla vita comunitaria e l’Azione Cattolica se ne deve fare carico”.