Città del Vaticano , lunedì, 31. maggio, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Non era un periodo facile per la Chiesa Cattolica. Sul finire del 1800 la Santa Sede era nel passaggio da essere anche uno stato ad essere solo una guida morale. Il Papa Leone XIII preparava la presenza dei cattolici nella vita sociale segnata dal liberalismo e dai prodromi di quello che sarebbe stato il comunismo.
“ Mentre Ci sforziamo, per quanto Ci è possibile, di difendere in tutti i modi i diritti della Chiesa, e di prevenire e respingere i pericoli che sovrastano o ci circondano, non desistiamo dall’implorare i celesti soccorsi, dai quali unicamente Ci possiamo attendere che le Nostre cure e le Nostre fatiche raggiungano il desiderato scopo”, scrive il Papa nella Lettera Enciclica “ Supremi apostolatus”. Una lettera per invitare il mondo ad affidare gli affanni a Maria. “Nulla- scrive il Papa- stimiamo più valido ed efficace che di renderci degni, con devozione e pietà, del favore della Gran Madre di Dio Maria Vergine, la quale, come mediatrice della nostra pace presso Dio e dispensatrice delle grazie celesti, è collocata in cielo nel più eccelso trono di potere e di gloria, perché conceda il suo patrocinio agli uomini, che fra tante pene e pericoli si sforzano di giungere alla patria sempiterna.
Per la qual cosa, essendo ormai prossima la solennità annuale in cui si celebrano i moltissimi e sommi benefici concessi al popolo cristiano attraverso le preghiere del Santissimo Rosario di Maria, vogliamo che, quest’anno,tutto il mondo cattolico, con particolare devozione, rivolga la stessa pia preghiera alla Grande Vergine, affinché, per la sua intercessione, possiamo avere la gioia di vedere il suo Figlio placato e mosso a compassione dalle nostre miserie”.
Leone XIII scrive di Maria “Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano” che “gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore”.
Un appello alla preghiera, con un ricordo storico della eresia albigese contro la quale San Domenico “prese a combattere intrepidamente” non con le armi , ma con “quella preghiera che egli per primo introdusse col nome del santo Rosario e che, o direttamente o per mezzo dei suoi discepoli, diffuse ovunque”.