Mosul , sabato, 29. maggio, 2021 11:00 (ACI Stampa).
Ci sono sette suore domenicane sulla via della santità. E però in pochissimi conoscono la loro storia e ancora meno sanno a cosa è legata quella storia. Perché queste suore nell’ambito della persecuzione e i massacri perpetrati ai danni degli assiri e caldei, deportate e poi uccise nei dintorni di Mosul, rimaste dimenticate sia perché pochissimi hanno potuto testimoniare l’eccidio, sia perché è dimenticato l’Olocausto cristiano di cui sono finite vittime insieme a molti altri.
Per comprendere la storia bisogna fare un passo indietro. Eredi del popolo assiro, babilonese, caldeo e arameo dell’antica Mesopotamia, di lingua siriaca, gli assiro caldei non hanno uno Stato protettore dalla caduta di Ninive, Babilonia e dei regni aramei 2500 anni fa. Perseguitati, furono vittime di massacri ottomani nel 1895-1896, e nel 1909, fino all’Olocausto 1915-1918, vittime di una sistematica elminazione così come lo furono gli armeni in quello stesso periodo secondo una idea di pulizia etnica spinta anche dalla jihad decretata il 29 novembre 1914.
Queste suore domenicane finirono vittime di questa pulizia etnica. Una tragedia iniziata storicamente nel 1914, quando si segnalarono i primi casi di abuso nella pianura di Urmya, dove le truppe turco-curde scesero e bruciarono i villaggi assiro caldei, giustiziando i cristiani che si trovavano sulla loro strada.
Tra il 1914 e il 1915, cominciò la guerra tra russi e turchi. Quando i russi si ritirarono dal territorio cristiano nel 1915, molti cristiani fuggirono, e molti altri furono massacrati dai musulmani. Dal 4 gennaio al 24 maggio 1915, le truppe ottomane occuparono l’Azerbaijan, e saccheggiarono, violentarono e massacrarono i cristiani rimasti.
Sono due i gruppi delle suore domenicane di cui ora si sta discutendo la causa di canonizzazione, martiri della diocesi caldea di Gazierh, che ha sede nella città turca di Jazzeerat Ibn Omar, oggi Cizre, sulle rive del fiume Tigri.