Città del Vaticano , giovedì, 20. maggio, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Sono passati tre anni da quando Mario Agnes, storico direttore de L’ Osservatore Romano, ci ha lasciati. Una personalità significativa nel mondo della informazione cattolica e vaticana, ma anche nel panorama culturale e politico italiano.
In questi giorni è in libreria per i tipi di San Paolo una biografia basata sulle carte private e familiari di Agnes scritta da Ignazio Ingrao vaticanista della Rai.
La presentazione del libro è stata una occasione per riunire all’ Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede molte delle persone che hanno lavorato con lui. Tra gli altri il cardinale Pietro Parolin Segretario di Stato. “Durante il mio mandato di sottosegretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati- ha detto il cardinale - ci scambiavamo non di rado telefonate, in fine mattinata, quando si trattava di pubblicare articoli su situazioni e questioni politiche particolarmente delicate”.
Il Cardinale ha ricordato alcuni episodi che ormai fanno parte della storia e la cronaca che ne fece Agnes. Dopo la preghiera di Assisi del 1986 ad esempio Agnes scriveva: “Il dopoAssisi non può risolversi in una pagina esaltante di storia da archiviare gelosamente, ma deve farsi storia vivente”. Il suo, per il cardinale, era un giornalismo di pace.
Un giornalismo che si basa su una quotidianità che affronta tutti i temi. “Non a caso- ha detto Parolin- aveva voluto ripristinare la rubrica tenuta da Gonella su «L’Osservatore Romano» durante gli anni del fascismo: Acta Diurna. Quei brevi commenti, non firmati, sull’attualità nazionale e internazionale offrivano, in maniera ufficiosa, il punto di vista della Santa Sede sui fatti della settimana. Basta scorrere alcuni titoli, riportati nel volume, per rendersi conto della gamma di temi affrontati e della vastità dell’orizzonte a cui facevano riferimento il pontificato di Wojtyła e gli interessi di Agnes: “Nicaragua”; “La guerra in Bosnia ed Erzegovina, Ex Jugoslavia, Croazia: urge superare quell’ottica corta”; “L’assassinio di Rabin. La fatica per la pace può farsi dramma a ogni passo”. C’è uno sguardo internazionale che abbraccia il mondo intero, a partire dal contesto locale, in un processo osmotico che arricchisce e fa dell’informazione un’occasione per tessere comunità, in una prospettiva universale”.