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Pio XII, quanti sono gli Ebrei che ha davvero soccorso?

Anche lo storico Hubert Wolf ha ammesso che Pio XII ha aiutato quanti più ebrei possibili. Sullo sfondo un dibattito complesso sulla figura di Papa Pacelli

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Quante sono state le richieste di aiuto da parte di Ebrei ricevute da Pio XII? Johan Ickx, direttore dell’archivio storico della sezione “Rapporti con gli Stati” della Segreteria di Stato, ha contato 2800 richieste di aiuto, relative a quasi 5 mila persone. Ma lo storico tedesco Hubert Wolf ha sottolineato che le richieste sarebbero ancora di più: circa 15 mila. Ammettendo, però, che davvero Papa Pacelli abbia aiutato gli Ebrei quando possibile, e in questo modo riposizionandosi nel dibattito tra gli storici, prendendo una posizione più morbida nei confronti del Papa.

Operazione di marketing? Forse dirlo è azzardato, ma di certo Wolf non ha specificato in che modo abbia conteggiato queste 15 mila richieste e come le abbia classificate, né ha rivelato quale sia la fonte del conteggio (magari sono gli stessi archivi in Vaticano, magari addirittura archivi presenti in Germania). Mentre Ickx ha reso nota una documentazione precisa, certosina, con riferimenti diretti. Una operazione volta a fare giustizia della figura di Pio XII con la forza dei documenti e della storia, non certo della propaganda.

E qui serve fare un passo indietro. Quando il 2 marzo 2020 sono stati finalmente aperti gli archivi del Vaticano relativi al periodo del pontificato di Pio XII, gli storici hanno cominciato a scandagliarli. Veniva rimproverato, in particolare, un silenzio del Papa al tempo della Shoah, silenzio attaccato nell’opera teatrale “Il Vicario” di Rolf Hochhut, che ha dato il via alla leggenda nera su Pio XII.

In realtà, già dai documenti noti si sapeva della enorme operazione di salvataggio degli ebrei messa in capo da Pio XII e dai suoi collaboratori in tempo di guerra, e in tempi non sospetti, in un saggio su ‘Politiche dei rifugiati dal 1933 ad oggi: sfide e responsabilità. Nel saggio, che risale al 2018, Ickx utilizzava i conteggi molto attendibili del diacono Dominiek Oversteyns, il quale aveva concluso che il 63,97 per cento degli ebrei presenti a Roma alla fine delle Seconda Guerra Mondiale erano stati aiutati e salvati da Pio XII, in collaborazione con gli uffici vaticani o il clero diocesano di Roma, un lavoro fatto in mezzo a mille difficoltà, con le pressioni dei nazisti che attaccarono anche 60 conventi su 235 a Roma.

A causa della pandemia, gli storici hanno potuto accedere agli archivi solo per pochi giorni, ma che furono sufficienti a Wolf e alla sua equipe di teorizzare, sulla base di alcuni documenti tra cui una nota di monsignor Dall’Acqua, che Pio XII avesse saputo dell’Olocausto in corso ma avrebbe voluto volutamente ignorare le fonti, anche per via di un “pregiudizio antisemita” che colpiva prima di tutto i suoi collaboratori.

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Quando Wolf dichiarò questo, si creò grande sconcerto nel mondo accademico, e si aprì nuovamente un dibattito sui “silenzi” di Pio XII. Ora, Wolf dimostra di aver cambiato opinione.

Lo fa con una intervista ad Herder Korrespondenz dello scorso 30 aprile, in cui parla di circa “15 mila petizioni di Ebrei di tutta Europa che, a causa della persecuzione da parte dei nazisti, si sono rivolti a Pio XII per chiedere aiuto”. Si tratta di – prosegue Wolf – “documenti in prima persona impressionanti, testimonianze sconvolgenti della persecuzione, del disagio e dell'orrore durante il regime nazionalsocialista". E aggiunge che la Santa Sede ha risposto quando possibile alle richieste di aiuto, con “soldi, cibo o un riparo”, e che Pio XII aveva letto personalmente un bel po’ di petizione, anche facendo concedere visti.

Wolf ha anche detto che è “è troppo presto per stabilire se le azioni di Pio XII sotto nazionalsocialismo debbano essere rivalutate”, ma allo stesso tempo che l’immagine di Pio XII va delineata in maniera più complessa.

Toni certamente meno battaglieri di quanto da lui affermato nel 2020. Toni che tradiscono un cambiamento di rotta, sebbene nel segno della ricerca di un obiettivo preciso, che è poi quello di dare nuova forza e interesse alla sua ricerca. In pratica, nel momento in cui Pio XII verrà fuori per quello che è, tutti gli storici che lo hanno attaccato saranno costretti a riposizionarsi. Per ora, però, il dato di 15 mila richieste di aiuto fa sicuramente più effetto rispetto alle 2800 richieste delineate da Ickx. Ma quelle 2800 richieste di aiuto sono “la lista Pacelli” più verificata possibile, con dati che – lo ammette lo stesso Ickx – potrebbero anche essere rivisti un giorno al rialzo, ma che rappresentano ad oggi la cifra più attendibile, sebbene meno suggestiva.

Ickx ha scritto recentemente il libro “Pio XII e gli Ebrei”, che è il frutto di una prima lettura dei pezzi di archivio ora aperti al pubblico. Un libro narrativo, ma basato su documenti storici. In particolare, Ickx ha ripercorso le storie delle 2800 richieste di aiuto che si trovano nella serie “Ebrei” trovato nell’archivio della Seconda Sezione della Segreteria di Stato, in cui si delinea anche la storia del bureau messo su per salvare gli Ebrei.

Scriveva Ickx: “Per quanto ne so, sempre molto limitatamente, la segreteria di Stato del Vaticano era l’unico ministero degli Esteri al mondo con un ufficio apposito e una completa rete internazionale destinata al soccorso delle persone perseguitate durante la Seconda guerra mondiale. Oggi, la serie Ebrei ne è la dimostrazione”.

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Sempre nel saggio del 2018, Ickx forniva cifre dettagliate: quasi 5.000 ebrei (4205) vennero ospitati e nascosti nei monasteri cattolici, 1324 in case private, 160 ebrei furono rifugiati in Vaticano e nelle sue aree extraterritoriali.

I dati che stanno emergendo ora mostrano che la leggenda nera su Pio XII in silenzio di fronte al nazismo è solo una leggenda.

Matthieu Baumier, saggista francese, rispondendo alle accuse dell’anticlericale Michel Onfray ha voluto mettere in luce alcune cifre: “Tra il 1934 e il 1937 – ha scritto nell’Antitrattato di teologia - il 35% dei preti cattolici tedeschi subì interrogatori nelle sedi della Gestapo. In Baviera si registrò la chiusura di 150 scuole cattoliche tra il gennaio e l’aprile del 1937. Le persecuzioni e gli omicidi spiegano bene la prudenza del cardinale Pacelli, il quale, una volta eletto papa, imparerà a non mettere in pericolo i cattolici con dichiarazioni troppo forti o impulsive. Pio XII era stato testimone diretto delle persecuzioni, e proprio per questo conosceva l’importanza della discrezione quando si trattava di salvare esseri umani che si trovavano a vivere in un regime totalitario” .

La Chiesa, infatti, non era rimasta in silenzio. Il 21 marzo 1937 Pio XI pubblicò l’enciclica Mit Brennender Sorge, una denuncia pubblica del nazismo che non mancò di suscitare la reazione della Gestapo, che impedì la diffusione del testo, mentre la Gioventù Hitleriana “saccheggiò molte sedi vescovili tedesche, i preti vennero aggrediti, il vescovo di Rottenburg fu cacciato dalla sua diocesi. Hitler proibì ai vescovi di diffondere l’enciclica e fu letta come un atto politico antinazista”. Il principale estensore di quella enciclica era, appunto, il Cardinale Pacelli.

Pinchas Lapide, ex console d’Israele a Milano è arrivato a scrivere che “La Chiesa cattolica, sotto il pontificato di Pio XII, ha salvato 700.000 ebrei da morte sicura. Secondo alcuni addirittura 860.000”.

Al di là di ogni sensazionalismo, sarebbe bene consultare le carte e non dare annunci ad ogni minima scoperta, ma solo quando questa è contestualizzabile e circostanziata. Solo in questo modo si potrà liberare Pio XII da ogni lettura parziale, e riconsegnarlo alla Storia.

(articolo aggiornato con conteggi precisi delle operazioni di salvataggio)