Città del Vaticano , lunedì, 17. maggio, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Quante sono state le richieste di aiuto da parte di Ebrei ricevute da Pio XII? Johan Ickx, direttore dell’archivio storico della sezione “Rapporti con gli Stati” della Segreteria di Stato, ha contato 2800 richieste di aiuto, relative a quasi 5 mila persone. Ma lo storico tedesco Hubert Wolf ha sottolineato che le richieste sarebbero ancora di più: circa 15 mila. Ammettendo, però, che davvero Papa Pacelli abbia aiutato gli Ebrei quando possibile, e in questo modo riposizionandosi nel dibattito tra gli storici, prendendo una posizione più morbida nei confronti del Papa.
Operazione di marketing? Forse dirlo è azzardato, ma di certo Wolf non ha specificato in che modo abbia conteggiato queste 15 mila richieste e come le abbia classificate, né ha rivelato quale sia la fonte del conteggio (magari sono gli stessi archivi in Vaticano, magari addirittura archivi presenti in Germania). Mentre Ickx ha reso nota una documentazione precisa, certosina, con riferimenti diretti. Una operazione volta a fare giustizia della figura di Pio XII con la forza dei documenti e della storia, non certo della propaganda.
E qui serve fare un passo indietro. Quando il 2 marzo 2020 sono stati finalmente aperti gli archivi del Vaticano relativi al periodo del pontificato di Pio XII, gli storici hanno cominciato a scandagliarli. Veniva rimproverato, in particolare, un silenzio del Papa al tempo della Shoah, silenzio attaccato nell’opera teatrale “Il Vicario” di Rolf Hochhut, che ha dato il via alla leggenda nera su Pio XII.
In realtà, già dai documenti noti si sapeva della enorme operazione di salvataggio degli ebrei messa in capo da Pio XII e dai suoi collaboratori in tempo di guerra, e in tempi non sospetti, in un saggio su ‘Politiche dei rifugiati dal 1933 ad oggi: sfide e responsabilità. Nel saggio, che risale al 2018, Ickx utilizzava i conteggi molto attendibili del diacono Dominiek Oversteyns, il quale aveva concluso che il 63,97 per cento degli ebrei presenti a Roma alla fine delle Seconda Guerra Mondiale erano stati aiutati e salvati da Pio XII, in collaborazione con gli uffici vaticani o il clero diocesano di Roma, un lavoro fatto in mezzo a mille difficoltà, con le pressioni dei nazisti che attaccarono anche 60 conventi su 235 a Roma.
A causa della pandemia, gli storici hanno potuto accedere agli archivi solo per pochi giorni, ma che furono sufficienti a Wolf e alla sua equipe di teorizzare, sulla base di alcuni documenti tra cui una nota di monsignor Dall’Acqua, che Pio XII avesse saputo dell’Olocausto in corso ma avrebbe voluto volutamente ignorare le fonti, anche per via di un “pregiudizio antisemita” che colpiva prima di tutto i suoi collaboratori.