Città del Vaticano , domenica, 16. maggio, 2021 10:30 (ACI Stampa).
Il vostro paese “è segnato dalla violenza, dal conflitto, dalla repressione, ci domandiamo: cosa siamo chiamati a custodire?” La domanda di Papa Francesco apre la sua omelia nella messa celebrata presso l’Altare della Cattedra, nella Basilica Vaticana, per la comunità dei fedeli del Myanmar residenti a Roma.
Il Papa ha celebrata la liturgia della settima domenica di Pasqua visto che in Vaticano come in molti paesi la solennità dell’ Ascensione si è celebrata come vuole la tradizione giovedì scorso.
Commentando il Vangelo il Papa ha detto: “Dobbiamo custodire la fede per non soccombere al dolore e non precipitare nella rassegnazione di chi non vede più una via d’uscita” e “custodire la fede è tenere lo sguardo alto verso il cielo mentre sulla terra si combatte e si sparge il sangue innocente. È non cedere alla logica dell’odio e della vendetta, ma restare con lo sguardo rivolto a quel Dio dell’amore che ci chiama ad essere fratelli tra di noi”.
Per questo serve la preghiera, che non è una fuga ma “l’unica arma che abbiamo per custodire l’amore e la speranza in mezzo a tante armi che seminano morte”. Nessun ripiegamento quindi su se stessi.
C’è poi da custodire l’ unità, contro la malattia mortale della divisione: “La sperimentiamo nel nostro cuore” e i tanti altri contesti e i “piccoli conflitti che ci sono tra di noi si riflettono poi nei grandi conflitti, come quello che vive in questi giorni il vostro Paese. Quando gli interessi di parte, la sete di profitto e di potere prendono il sopravvento, scoppiano sempre scontri e divisioni. L’ultima raccomandazione che Gesù fa prima della sua Pasqua è l’unità. Perché la divisione viene dal diavolo che è il divisore”.