Pescia , venerdì, 14. maggio, 2021 19:00 (ACI Stampa).
È un “tempo di misericordia e di rinnovamento spirituale”, per la diocesi di Pescia, certo, ma anche per la Chiesa e per il mondo, colpiti da una pandemia che mette tutti a dura prova. Lo sottolinea il Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nella Messa che conclude il Giubileo per i Cinquecento anni della diocesi toscana suffraganea di Pisa, cui lo stesso porporato è legato da molti ricordi.
“Tempo di misericordia e rinnovamento spirituale”, dice il Cardinale Bassetti, citando la lettera di invito che ha ricevuto dal vescovo Roberto Filippini, che guida la diocesi dal 2015. Il presidente CEI sottolinea che “sappiamo bene, per esperienza diretta, cosa abbia comportato il Covid-19 in termini di sofferenza, di disagi, di dolore, di morti”, ma anche per l’isolamento sofferto dai sacerdoti, che “sono normalmente a contatto con la gente”.
Il Vangelo del giorno è quello di Giovanni in cui Gesù, affaticato per il viaggio, chiede ad una samaritana di poter bere. È faticoso anche “superare i pregiudizi” tra Samaritani ed Ebrei, ma anche perché la donna “vive una difficile situazione esistenziale”, è andata al pozzo “con la speranza di non vedere nessuno” perché “si trova in una condizione riprovevole”, irregolare secondo la legge perché aveva avuto cinque mariti.
Un incontro faticoso, come faticosa è l’esistenza durante la pandemia, che però fa nascere “qualcosa di nuovo”, appunto “la misericordia e il rinnovamento spirituale”, perché “la donna, che doveva dare a Gesù un po’ di acqua da bere, riceve da lui un’acqua che disseta davvero, l’acqua viva dello Spirito e l’acqua della verità sulla sua esistenza”.
Il Cardinale Bassetti dunque sottolinea che “nelle difficoltà, che certo non mancheranno neppure per il futuro, dobbiamo stringerci ancora di più – come siamo esortati a fare da Pietro nella seconda lettura – al Signore, «pietra viva» (1Pt 2,4), per continuare a essere così come il Padre ha pensato la Chiesa: «pietre vive» che formano non tanto un edificio di mattoni, ma un «edificio spirituale» (1Pt 2,5)”.