Un esperto di strategia, consulente politico e vicino al “cammino sinodale”, ha affermato sul sito ufficioso della Conferenza Episcopale che la campagna fino ad ora era perfetta, e anche Roma aveva perso autorità perché nemmeno il clero tedesco sostiene all’unanimità quello che la Congregazione per la Dottrina della Fede spiegava nel Responsum ma ora bisogna calmare le acque, non esagerare con le azioni per evitare che la Santa Sede intervenga con forza. Quindi, sempre secondo lui, ora si dovrebbe continuare a fiamma bassa per agire in una zona grigia senza che Roma intervenga”.
Il vescovo Bätzing infatti afferma che si possa discutere la risposta di Roma, anche se non ha approvato la manifestazione del 10 maggio. Ma allora cosa vogliono davvero i vescovi tedeschi?
“Non credo che i vescovi tedeschi vogliano uno scisma nel proprio senso del termine. Ciò che si deve constatare, però, è un’aderenza alla Santa Sede ‘a piacere loro’. Se il Papa dice qualcosa che piace si segue con docilità …. ma se il Papa dice qualcosa sulla dottrina cattolica allora non ne tengono conto. Un Bell’ esempio si può leggere nell’intervista di Monsignor Bätzing, pubblicata a febbraio su Il Regno: ha detto che ‘non dovremmo soffermarci su ogni affermazione pronunciata in ogni singola udienza’. Ma il tema dell’udienza in questione erano i criteri di una sinodalità autentica” ...
Questo atteggiamento però ha radici lontane…
Non c’è dubbio. Già nel contesto della questione dei consultori cattolici e l’aborto a metà degli anni ’90 (in base alla legge tedesca in pratica i consultori familiari cattolici per avere le sovvenzioni statali dovevano approvare l’aborto), l’allora presidente della Conferenza Episcopale il cardinale Lehmann coniò la mitica frase ‘io ho imparato a trattare i testi romani’. E anche la formulazione ora così cara ai promotori deI ‘Cammino sinodale’ della necessità di ‘sviluppare ulteriormente’ la dottrina della Chiesa è tutt’altro che nuova: così parlava già negli anni ’90 Johann Baptist Metz riferendosi al Concilio Vaticano Secondo.
I temi sensibili in particolari sono tre, la benedizione delle coppie omosessuali, il sacerdozio femminile e la supposta autorità del “cammino sinodale”.
“Un Responsum non porta mai nulla di nuovo ma semplicemente chiarisce la dottrina già esistente per un caso attuale. In questo caso tutto è assai semplice: una benedizione è un sacramentale che non può essere costituito che dalla Santa Sede. Le benedizioni in questione non riguardano tanto le persone coinvolte (nessuno ha messo mai in dubbio che si possano benedire le persone) ma la loro unione come tale con tutto quella che comporta. Il motto delle benedizioni di lunedì scorso è stato in molti posti “love is no sin”. Ma il Catechismo della Chiesa Cattolica in merito è molto chiaro, e così il Responsum ha dedotto che quello che la Chiesa definisce ‘peccato’ non si può contemporaneamente benedire. Ciò che si vuole in realtà, è un cambiamento della dottrina. E per arrivarvi, si cerca di far pressione tramite una funzione pubblica.
Per quanto riguarda il sacerdozio femminile, l’insegnamento di San Giovanni Paolo II è da considerare definitivo, come ha dichiarato ripetute volte anche Papa Francesco. Non c’è nessun spazio per quel “sviluppare ulteriormente la dottrina”. Mi spiego un po’ in dettaglio:
La dottrina cattolica e quindi anche il Diritto Canonico suddivide il Magistero della Chiesa in tre livelli (ciascuno di essi richiede, anche se in una misura graduale, adesione da parte di tutti, sia fedeli che pastori):
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
C’è un primo livello quando il Papa da solo o con il collegio episcopale definisce in modo solenne una verità di fede o dei costumi, si parla di verità formalmente rivelate (ad esempio la Santissima Trinità e l’Eucarestia).
Un secondo livello riguarda le verità virtualmente rivelate, quindi quelle intrinsecamente collegate con le verità formalmente rivelate. Anche quelle formano parte del deposito della fede.
Al terzo livello c’è il Magistero ordinario, cosiddetto autentico. Pur non essendo definitivo richiede obbedienza, se si tratta di Magistero universale anche da parte del Magistero particolare.