Shanghai , mercoledì, 12. maggio, 2021 9:00 (ACI Stampa).
Quando è stata per la prima volta divulgata la lista dei santuari mariani che avrebbero fatto riferimento ogni giorno alla maratona di rosari voluta da Papa Francesco per chiedere la fine della pandemia, il 24 maggio appariva “da confermare”. E la speranza di molti era che, in quel 24 maggio, ci si sarebbe collegati dal santuario cinese di Sheshan. Perché è in quel giorno che si festeggia la Madonna di Sheshan, ed è quello il giorno stabilito per pregare per la Chiesa in Cina da Benedetto XVI. Nella lista finale dei santuari, però, Sheshan non c’è.
Non c’è perché il santuario resta chiuso per via delle restrizioni della pandemia, ed è il secondo anno consecutivo che non ci sono pellegrinaggi lì. Ma c’è, il 24 maggio, un flebile collegamento con la Cina, perché il santuario del giorno è quello di Nostra Signora di Lourdes di Nyaunglebin, in Myanmar. Santuario distante quasi 160 chilometri da quella Yangon il cui arcivescovo è il Cardinale Charles Maung Bo, che – nel mezzo di una crisi durissima del suo paese – ha anche avuto la forza di proclamare una settimana di preghiera per i cattolici di Cina.
Di fatto, però, la Cina è la “grande assente” in questa straordinaria maratona di Rosari. Vero che sarebbe stato difficile animare un santuario vuoto per le restrizioni della pandemia. Anche vero, però, che queste restrizioni sono apparse a molti arbitrarie, perché – nota Asia News - se il santuario resta chiuso “il parco dei divertimenti sulla collina di Sheshan è aperto da tempo, come pure tanti luoghi turistici di massa del Paese”. Non solo: da marzo, in Cina, in molte province i luoghi di culto sono stati riaperti, anche a Pechino, seppur tra strette misure sanitarie.
Chiusura arbitraria o reale preoccupazione contro la pandemia? La Santa Sede ha mostrato molti segni di buona volontà con la Cina, rinnovando lo scorso anno l’accordo ad experimentum per la nomina dei vescovi. Allo stesso tempo, però, è arrivata notizia di una nuova stretta contro le religioni da parte di Pechino, mentre i missionari hanno considerato le ultime ordinazioni presbiteriali quanto meno controverse.
Per la Santa Sede, comunque, vale la pena continuare un dialogo, mentre Papa Francesco accarezza il sogno di essere il primo Papa a visitare la Cina. Il dialogo, però, è criticato proprio da quanti vedono nel governo comunista cinese un ostacolo insormontabile contro la libertà religiosa.