Roma , sabato, 8. maggio, 2021 10:00 (ACI Stampa).
C’è molta attesa per la beatificazione del giudice Rosario Livatino. La celebrazione, presieduta dal card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per la Causa dei Santi, si svolgerà ad Agrigento domenica mattina e sarà anche trasmessa in diretta anche da Rai Uno. Sarà una celebrazione semplice nella Cattedrale di Agrigento con l’arcivescovo, il card. Francesco Montenegro e il postulatore della causa, l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Vincenzo Bertolone.
Giovedì una conferenza stampa in preparazione alla celebrazione con il card. Montenegro, Alessandro Damiano, arcivescovo coadiutore e Giuseppe Marciante, vescovo di Cefalù e delegato per la Conferenza episcopale siciliana per i Problemi sociali e il Lavoro. Per l’occasione la Conferenza Episcopale Siciliana ha scritto un messaggio “sentito, dedicato non solo a Livatino”, definito “uno di noi, cresciuto in una comunissima famiglia delle nostre e in una delle nostre città, dove ha respirato il profumo della dignità e dove ha appreso il senso del dovere, il valore dell’onestà e l’audacia della responsabilità”, spiega il sito della Cesi. I vescovi scrivono della “giovinezza” del martire dfi Canicattì, della sua professione e della sua professionalità, del significato della sua beatificazione oggi e in questa terra; illustrano le tappe del cammino delle coscienze iniziato con l’assassinio del magistrato, e passato attraverso il grido di Giovanni Paolo II e la lettera ‘Convertitevi!’ dei vescovi di Sicilia per il 25° di quell’appello e fino alla beatificazione; si soffermano sulla ‘eredità’ di Livatino, ma non meno su quella “di Puglisi e di innumerevoli altri fratelli e sorelle, che non saranno mai elevati gli onori degli altari, ma che hanno scritto pagine indelebili di storia ecclesiale e civile, anche ai nostri giorni e anche nella nostra Sicilia!”.
L’invito dei presuli siciliani è a “ripartire, considerando che in questi trent’anni tante cose sono cambiate, ma non sono ancora cambiate abbastanza. Se sembra finito il tempo del grande clamore con cui la mafia agiva nelle strade e nelle piazze delle nostre città, è certo che essa ha trovato altre forme – meno appariscenti e per questo ancora più pericolose – per infiltrarsi nei vari ambiti della convivenza umana, continuando a destabilizzare gli equilibri sociali. Di fronte a tutto questo non possiamo più tacere, ma dobbiamo alzare la voce e unire alle parole i fatti: non da soli ma insieme, non con iniziative estemporanea ma con azioni sistematiche”.
La Beatificazione di Rosario Livatino – ha detto l’ arcivescovo di Agrigento – è luce per la gente di Sicilia e non solo, ed era necessario e urgente accenderla, soprattutto in un momento difficile come quello che viviamo. Tante le iniziative in vista di questo evento come un documentario prodotto da Tv 2000, la Tv della Cei e la Peregrinatio Crucis promossa dall’ufficio Ispettorato cappellani di Roma, guidato da don Raffaele Grimaldi, unitamente ai cappellani delle carceri siciliane per consegnare un messaggio pastorale di Misericordia ai reclusi che si sono macchiati di sangue seguendo la via della illegalità e delle mafie e per invitarli – spiega una nota - ad una vera conversione di vita. La beatificazione del magistrato Livatino vuole essere un’occasione per “rilanciare il messaggio di speranza alla Chiesa, ai giovani, ai magistrati, alla politica”, spiega don Grimaldi.
Gioia anche per le diocesi campane di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’Goti e Napoli per la nomina, ieri, di don Giuseppe Mazzafaro, della diocesi di Napoli, a nuovo vescovo di Cerreto S-Telese-Sant’Agata de’ Goti. Succede a mons. Domenico Battaglia chiamato a guidare la diocesi napoletana. “Non è semplice descrivere i sentimenti, le emozioni, i timori che affollano il mio cuore”, ha scritto il neo vescovo: “non mi vergogno di dire che quando il Nunzio mi riferì che il Papa mi aveva scelto come Vescovo di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, ho sentito tanta emozione per una nuova tappa che si apriva improvvisamente nella mia vita. Ho sentito di dovermi meritare la fiducia che si riponeva in me per un servizio che devo imparare dalla vita con il popolo di Dio, dall’ascolto della Parola del Signore e della gente, dai segni che troverò lungo la strada. Devo ancora imparare tanto, nonostante la mia età non più giovane”.