Città del Vaticano , mercoledì, 5. maggio, 2021 15:00 (ACI Stampa).
È Alessandro Cassinis Righini il nuovo Revisore Generale della Santa Sede. E la sua scelta è un segno di continuità di Papa Francesco, dato che Cassinis Righini fungeva le funzioni di revisore generale ad interim dal giugno 2017, da quando, cioè, il primo Revisore generale vaticano, Libero Milone, si dimise dal suo incarico.
Cassinis Righini era, al tempo, revisore aggiunto, insieme a Ferruccio Panicco, anche lui dimessosi in quel tempo. Da allora, molte cose sono cambiate. A partire dagli Statuti che hanno cambiato la composizione dell’ufficio stesso. Prima, c’era un revisore generale e due revisori aggiunti. Gli Statuti del 2019, invece, non fanno menzione dei revisori aggiunti, e sottolineano semplicemente che “l’ufficio è diretto e rappresentato dal revisore generale”.
Cassinis Righini, dunque, diventa a tutti gli effetti il capo dell’anti-corruzione vaticana. Nato a Roma nel 1965, con una esperienza alla Commissione Europea e una da ricercatore del CENSIS, Cassinis Righini è stato anche consulente di direzione per la Braxton Associates di Londra e per il Gruppo Deloitte. È entrato in Vaticano come revisore aggiunto nel 2016, ed è diventato poi revisore ad interim nel 2017.
Scegliendolo, Papa Francesco ha scelto la continuità, mantenendo così uno dei membri dell’originario ufficio del Revisore, e allo stesso tempo non sconfessando il recente attivismo giudiziario. C’è da ricordare che era stato il revisore che aveva denunciato, insieme allo IOR, le presunte operazioni opache sull’investimento della Segreteria di Stato in un palazzo di Londra. Sulla base di quelle denunce, erano stati istruiti i raid in Segreteria di Stato e Autorità di Informazione Finanziaria che avevano dato il via ad una saga ancora non conclusa (non c’è ancora nemmeno un processo), ma che hanno portato anche alla sospensione e rimozione di sei officiali considerati coinvolti nelle operazioni.
La nomina di Cassinis Righini, dunque, può essere il segnale che il Papa andrà avanti sulla vicenda in ogni modo, anche quando ci sono sentenze che mettono in discussione anche la credibilità delle indagini, come quella recente di un giudice di Londra, nel ribaltare un provvedimento richiesto dai magistrati vaticani per uno dei protagonisti dell’affare di Londra.