Giovanni Paolo II mette al centro di ogni azione del Rosario la vita di Maria: “La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le
appartiene a titolo speciale” spiega e “Maria vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni sua parola”, e quindi “il contemplare di Maria è innanzitutto un ricordare”. Certo “Cristo è il Maestro per eccellenza, il rivelatore e la rivelazione. Non si tratta solo di imparare le
cose che Egli ha insegnato, ma di 'imparare Lui'. Ma quale maestra, in questo, più esperta di Maria?”.
Ovviamente “il Rosario è insieme meditazione e supplica. L'insistente implorazione della Madre di Dio poggia sulla fiducia che la sua materna intercessione può tutto sul cuore del Figlio”.
Il Rosario diventa, se ben recitato, un vero compendio del Vangelo ed è per questo che il Papa decide di ampliare il numero dei Misteri, gli episodi della vita di Gesù che si meditano all’inizio di ogni decina del Rosario. I Misteri delle Luce ricordano quei momenti delle vita pubblica di Gesù che sono “rivelazione del Regno ormai giunto nella persona stessa di Gesù”. Dal battesimo a quell’inizio”del ministero di misericordia che Egli
continuerà ad esercitare fino alla fine del mondo, specie attraverso il sacramento della
Riconciliazione affidato alla sua Chiesa” e fino alla Trasfigurazione.
Per il Papa il Rosario offre “il 'segreto' per aprirsi più facilmente a una conoscenza profonda e coinvolgente di Cristo. Potremmo dirlo la via di Maria. È la via dell'esempio della Vergine di Nazareth, donna di fede, di silenzio e di ascolto”.
Ma è soprattutto la dimensione antropologicha che emerge dal Rosario che Giovanni Paolo II mette in luce: “Chi si pone in contemplazione di Cristo ripercorrendo le tappe della sua vita, non può non cogliere in Lui anche la verità sull'uomo. È la grande affermazione del Concilio Vaticano II, che fin dalla Lettera enciclica Redemptor hominis ho fatto tante volte oggetto del mio magistero”.
Anche quel ripetere che può sembrare poco “moderno” serve a comprendere il Rosario, ed “entrare nella dinamica psicologica che è propria dell’amore”. Un metodo che può sempre essere migliorato.
E Il Papa spiega come, dalla enunciazione del Mistero alla giaculatoria finale.
Giovanni Paolo II conclude spiegando che il Rosario è “preghiera di pace anche per i frutti di carità che produce. Se ben recitato come vera preghiera meditativa, il Rosario, favorendo l'incontro con Cristo nei suoi misteri, non può non additare anche il volto di Cristo nei fratelli, specie in quelli più sofferenti”.
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