Città del Vaticano , lunedì, 12. ottobre, 2015 17:30 (ACI Stampa).
“La Chiesa, tuttavia, nell’insegnamento circa l’ammissione dei divorziati risposati civilmente alla Santa Comunione non può piegarsi alla volontà dell’uomo, ma alla volontà di Cristo. (cf. Paolo VI, Discorso alla Rota Romana, 28.01.1978; Giovanni Paolo II, Discorso alla Rota Romana, 23.01.1992;29.01.1993; 22.01.1996). Pertanto, la Chiesa non può lasciarsi condizionare né da sentimenti di falsa compassione per le persone, né da falsi modelli di pensiero, anche se diffusi nell’ambiente.” Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale polacca Stanisław Gądecki arcivescovo Poznań nel suo intervento al Sinodo il 10 ottobre scorso.
Sul blog che l’arcivescovo tiene nel sito della Conferenza episcopale Gądecki afferma che “la presentazione che segue non esprime soltanto la mia opinione personale, ma l’opinione di tutta la Conferenza Episcopale Polacca.”
L’arcivescovo afferma che “la Chiesa contemporanea - nello spirito di misericordia - deve aiutare i divorziati risposati civilmente procurando con sollecita carità che non si considerino separati dalla Chiesa, potendo e anzi dovendo, in quanto battezzati, partecipare alla sua vita.” preghiera, messa, carità e “opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio. La Chiesa si dimostri Madre misericordiosa e così li sostenga nella fede e nella speranza (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 84)” scrive Gądecki.
Ma la Chiesa, “non può piegarsi alla volontà dell’uomo, ma alla volontà di Cristo” anche se sono opinioni diffuse.
“Ammettere alla Comunione coloro che continuano a convivere “more uxorio” senza legame sacramentale, ha detto l’arcivescovo polacco nel suo intervento, sarebbe in contrasto con la Tradizione della Chiesa. Già i documenti dei primissimi sinodi di Elvira, Arles, Neocesarea (svolti negli anni 304-319) ribadiscono la dottrina della Chiesa di non ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati risposati.