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San Giuseppe al Trionfale, la basilica con le porte del Duomo di Milano

Don Guanella volle forte il legame con la sua Lombardia nella chiesa romana

La basilica il giorno della consacrazione  |  | Parrocchia San Giuseppe al Trionfale
La basilica il giorno della consacrazione | Parrocchia San Giuseppe al Trionfale
La basilica di San Giuseppe al Trionfale  |  | Wikipedia
La basilica di San Giuseppe al Trionfale | Wikipedia
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Ormai la basilica c’è. La parrocchia aveva come guida Aurelio Bacciarini. Era stato don Guanella stesso a sceglierlo. Ma don Aurelio poco prima della inaugurazione della Basilis “scappa” e si rifugia alla Trappa della Tre Fontane. Diventa fra Martino e indossa il saio. Preghiera, lavoro, silenzio.

Don Guanella riceve una sua lettera e si precipita a Roma e va alla Trappa. Riesce a parlare al suo discepolo. Gli ricordale necessità delle povere anime del Trionfale. Aurelio fa discernimento. Scriverà: “alla Trappa ho trovato una vita austera e penitente, però non ci trovai tutte quelle occasioni di sacrificio che vi sono alla Provvidenza (l’opera di don Guanella): e il rimorso di essere andato alla solitudine quasi a cercarvi i miei comodi fu un altro dei motivi che mi persuase al ritorno”.

Don Aurelio si dedicò completamente alla comunità di San Giuseppe al Trionfala tra mille sacrifici. Alla sua decisione aveva contribuito anche una straordinaria udienza con Papa Pio X. Il suo racconto è commovente. E finisce ancora con una attenzione speciale del Papa.  Santo Padre,- dice don Aurelio- preghi per Don Luigi. E Pio X aggiunge - si anche per i suoi debiti, ne ha molti? Non molti Santo Padre, dice il giovane prete, ha sempre le spalle appoggiate alla Provvidenza! La risposta del Papa è amena: va bene ma non vorrei che un giorno mi facesse patatrac! 

Don Luigi non aveva nessuna intenzione di fare “patatrac” ma voleva che la sua basilica fosse un segno eloquente anche della grandezza della Chiesa. E così pensava alle porte della chiesa.

Recentemente come si legge nel libro “Storia di uomini e donne” è stato rinvenuto un carteggio con Ludovico Pogliaghi che aveva realizzato le nuove porte del Duomo di Milano.  Don Guanella ha l’idea di chiedere le “vecchie” porte per la chiesa romana. “A che vi servono? Datele a me!”

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Inizia una trattativa con la fabbrica del Duomo che chiede perché Guanella voglia quelle porte. “ Niente di meglio- scrive in riposta-potrebbe  tornare a quelle vecchie porte che di collegare la memoria e la venerabilità della massima cattedrale lombarda con la memoria e la venerabilità del massimo tempio dell’ Orbe cattolico”. 

Si mette all’opera l’architetto Aristide Leonori che ha fatto la basilica ma ci vogliono mesi di trattative, don Guanella è pronto anche a pagare il trasporto. Ma in una riunione del Consiglio della Fabbrica milanese qualcuno dice: “Si presenta un santo fondatore per un’opera esimia come omaggio al Papa, in Roma e noi gli facciamo pagare il trasporto?”

A dicembre del 1910 Don Luigi in una lettera ringrazia la Fabbrica : “mi pregio  esporre entiera la mia gratitudine e ripetere che il Santo Padre molto ha gradito l’offerta di tal porta per il nuovo Tempio di san Giuseppe al Trionfale”. Le 50 lire per il trasporto vengono rimandate a don Guanella. La notizia che le porte dle Duomo di Milano sarebbero arrivate a Roma si era diffusa già a maggio. 

Don Guanella conferma che : “la gran porta sarà decorata della effige di sant’ Ambrogio, di San Carlo e della Madonnina del Duomo”.

Le porte sono ancore li. Dopo 4 secoli di vita milanese oggi segnano un legame tra Roma e la Lombardia patria di don Luigi. Carlo Montrasio che nel 1683 le aveva finite con fatica e con fatica era arrivato a farsele pagare non avrebbe mai immaginato che avrebbe reso un servizio al Papa. 

Alle porte sono stati poi aggiunti delle formelle opera di Benedetto Pietrogrande, l’artista che aveva illustrato un libretto della Via Crucis presieduta da Papa Benedetto al Colosseo. 

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Sono raffiguarti alcuni episodi della vita di San Giuseppe, e poi Don Guanella, Don Aurelio Bacciarini, e la santa guanelliana Suor Laura Bosatta.  E anche in questo caso le formelle sono dei doni di privati e del cardinale Saverio Poletto titolare della basilica. 

Tra le particolarità architettoniche della basilica anche le dieci colonne  di Rosa di Baveno.  Anche in questo caso molte furono le polemiche. Troppo spreco, dicevano alcuni. 

Il marmo rosa di Baveno viene dal Lago Maggiore e fu usato per il Duomo di Milano. Un genere di lusso. Sarà Don Guanella a convincere alla fine l’architetto. Dieci colonne alte 6.60 metri. Ma anche qui la Provvidenza arriva. Inizia la idea di “adottare “ una colonna. Alcuni benefattori aderiscono a Roma e a Milano. Non era sfarzo, era un simbolo. Venivano dalla Lombardia di don Luigi, erano della stessa pietra utilizzata per il Duomo di Milano, erano il vincolo tra don Guanella, la sua terra e Roma. 

L’architetto e ingegnere Aristide Leonori aveva creato un progetto ricco di simboli e aveva dato al quartiere una grande dignità. La sua tomba è nella chiesa di Santa Maria in Aracoeli. Nel 1933 si è aperta la sua causa di beatificazione. 

Di anno in anno si aggiunsero mosaici alla fine degli anni ’60. Le vetrate e altre opere meritano una visita in questo anno dedicato a San Giuseppe. 

Per ritrovare la storia dei santi come don Luigi Guanella e Pio X e tanti altri, e la storia di un quartiere che racconta la vita di una parrocchia di “periferia” di cui anche il Papa era parrocchiano.