Yangoon , venerdì, 23. aprile, 2021 16:00 (ACI Stampa).
A fine marzo, secondo il canale televisivo Myawaddy, che appartiene all’esercito ed ha diramato la notizia nelle scorse settimane, 19 oppositori della giunta militare sono stati condannati a morte per l’uccisione di un soldato durante scontri fra la popolazione e le forze di sicurezza. Molte fonti affermano che sono state uccise 710 persone di cui 50 bambini, mentre i prigionieri sono saliti ad oltre 3000.
Però a quasi tre mesi dall’avvio delle prime proteste contro i militari che hanno preso il potere in Myanmar, l’opposizione al regime ha dato vita a un governo-ombra di unità nazionale, a cui partecipano rappresentanti della maggioranza politica che faceva capo alla Lega nazionale per la democrazia nel Parlamento, ora sospeso, che già avevano dato vita a un esecutivo clandestino. I leader delle proteste e le etnie che hanno rotto la tregua con le forze armate reagendo al massacro della popolazione civile.
Per comprendere meglio quello che sta succedendo in Myanmar, abbiamo intervistato Cecilia Brighi, segretaria generale dell’associazione ‘Italia-Birmania Insieme’: “L’8 novembre 2020 si sono tenute in Birmania le elezioni politiche. L’NLD, il partito presieduto dalla leader birmana, Aung San Suu Kyi, aveva ottenuto l’83% dei seggi disponibili, mentre il partito dei militari, l’USDP, solo il 7%. Il parlamento birmano è composto per il 25% dei seggi da parlamentari nominati dai vertici militari. Il comandante in capo delle forze armate che avrebbe dovuto andare in pensione a fine giugno e che è inquisito dalla Corte Penale Internazionale, aveva sperato che l’USDP vincesse almeno il 26% dei seggi in modo che sommando il 25% dei parlamentari militari, con il 26% dei parlamentari eletti, avrebbe potuto diventare Presidente della Repubblica.
A questo punto ha tentato, inutilmente di convincere Aung San Suu Kyi a decidere in favore del comandante in capo, pena il colpo di stato.
I militari pensavano di poter gestire il tutto in modo pacifico, promettendo nuove elezioni dopo un anno. Ma non hanno fatto i conti con il fatto che nessuno vuole tornare indietro alla precedente dittatura, soprattutto i giovani che costituiscono la maggioranza del paese”.