Tolentino , mercoledì, 14. aprile, 2021 14:00 (ACI Stampa).
Durante le vacanze natalizie ha riaperto a Tolentino, dopo il sisma del 2016, la nuova Casa famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII, ‘Nostra Signora della Pace’, dei coniugi Roberta Vitali e Valentino Nobili, in contrada Pianibianchi, a metà strada tra il Ponte del Diavolo e il lago delle Grazie, grazie anche alle offerte che sono arrivate da tutta Italia, pari a circa € 600.000.
I lavori della struttura in legno sono stati finanziati con le donazioni ricevute da tantissime persone, in maniera totalmente spontanea o rispondendo agli appelli e richieste di sostegno, che hanno creduto in tale progetto scegliendo di donare alla Comunità Papa Giovanni XXIII le risorse necessarie per la costruzione della casa famiglia. Nella nuova struttura vivono i coniugi, Roberta Vitali di Tolentino e Valentino Nobili di Varese, insieme agli altri componenti della famiglia, ricordando quei giorni:
“Una scossa fortissima e lunghissima, che difficilmente dimenticheremo… Da Macerata a Tolentino sono 25 chilometri. Li percorriamo 6, 8 o anche 10 volte al giorno, avanti ed indietro, in auto o in furgone, per preservare un po’ di normalità ai nostri figli. Chi può fa il possibile per rivedere i propri amici, oppure cerca di continuare un’attività sportiva. Sono legami fondamentali che permettono a ciascuno di non perdere la speranza”.
Ed a nuovo anno l’abitazione: “Abbiamo finito a sistemare mobili ed arredi all’interno della nuova casa. Ora siamo in 9, due in più rispetto allo scorso anno. Avremmo voluto organizzare una cerimonia di inaugurazione, ma non abbiamo potuto fare a causa delle restrizioni anti covid-19. La proporremo quando sarà possibile. Desideriamo farla per ringraziare tutte le persone che hanno contributo con le donazioni alla realizzazione della nuova casa”.
A loro abbiamo chiesto di spiegarci il significato di ritornare a casa: “Per noi è stata una ripartenza. In questi quattro anni il Signore ci ha donato tante situazioni per noi nuove, alcune molto piacevoli, come per esempio la possibilità di vivere un'intimità familiare, e altre più dolorose come accompagnare all'incontro definitivo col Padre due delle nostre colonne della famiglia, ma per le quali, in egual modo siamo grati a Dio per averci permesso di farlo fino alla fine (cosa non scontata per esempio oggi, in tempo di covid). Abbiamo avuto, tra alti e bassi, tra momenti di crisi e di speranza, la possibilità e la necessità (perchè riconosciuta ancora viva in noi) di ri-scegliere di condividere la nostra vita con i fratelli che sono nel bisogno”.