Yangoon , martedì, 13. aprile, 2021 9:00 (ACI Stampa).
La città di Myitkyna, in Myanmar, è diventata nota quando Suor Ann Rose delle Sorelle di San Francesco Saverio si è inginocchiata davanti ai militari, implorandoli di cessare le violenze e ispirando persino alcuni dei soldati a raccogliersi in preghiera. Ed è stato lì che il Cardinale Charles Bo, arcivescovo di Yangon, potente voce della Chiesa birmana, è andato a celebrare nella Domenica della Divina Misericordia. Perché – ha detto – la resurrezione è “una forte affermazione che Dio può creare meraviglie anche dalla tomba. La vita sorgerà dalla morte, quando verranno i tempi del Signore. L’ultimo anno è stato un anno di oscurità e morte. Avete sperimentato molta sofferenza umana. Preghiamo che il cuore di Gesù guarisca tutti: l’oppressore e l’oppresso”.
Il Cardinale Bo ha ricordato che la città è divenuta nota “per tristi ragioni”, come “l’uccisione di innocenti nelle strade, specialmente di fronte le chiese”, ma anche di fede e sacrificio, perché “viviamo in una nazione dove centinaia di madri convivono con lacrime inconsolabili e i loro cuori feriti”.
Il presidente dei vescovi asiatici si dice anche “grato per la grande testimonianza data dalla Chiesa cattolica durante la crisi”, a partire proprio da quello di Suor Ann Rose. Una testimonianza che è “un messaggio di amore che redime, che ricapitola il messaggio della divina misericordia: il perdono di fronte all’oscurità, l’amore di fronte all’odio”.
E così, il Cardinale Bo sottolinea di dover “cercare la misericordia di Dio” in mezzo a tutte le sfide di oggi, prega che le famiglie e i bambini siano “custoditi dalla misericordia e compassione di Gesù, il cui amore è inesauribile”, ricorda il messaggio di Santa Faustina, perché “oggi più che mai, la nostra comunità ha bisogno di misericordia” e “se noi siamo compassionevoli e misericordiosi, Dio ci ricompenserà cento volte tanto”.
Per il Cardinale Bo, non è tanto la fame il problema del nostro popolo, quanto il fatto che le persone siano “traumatizzate” e che il loro spirito “sia danneggiato dalla violenza di strada”, tanto che hanno bisogno di conforto, ma anche del più grande conforto di tutti: la preghiera.