Città del Vaticano , sabato, 10. ottobre, 2015 15:30 (ACI Stampa).
Wilfried Fox Napier, Cardinale, arcivescovo di Durban, è uno dei prelati più in vista dalla pattuglia africana al Sinodo dei vescovi. Al Sinodo del 2014, fu inserito nella Commissione per l’Elaborazione della Relatio Finalis, e si era distinto per una forte presa di posizione contro la “colonizzazione ideologica” di cui era vittima l’Africa. Ma ha anche combattuto contro la ogni manipolazione dei temi del Sinodo. In una intervista con ACI Stampa, tempo fa, ha sottolineato che il Cardinal Walter Kasper “non è il teologo del Papa.” E in diretta su EWTN il 9 ottobre ha messo in luce come uno dei resoconti delle discussioni del Sinodo diffuse in Sala Stampa vaticana non fosse del tutto corretta, perché enfatizzava l’approccio di andare incontro alle persone. “Incontrare le persone dove sono suona bello, ma è davvero quello che Gesù ha fatto? Non le ha piuttosto richiamate da dove erano?” ha commentato. Parla con ACI Stampa e con altri giornalisti al termine di uno degli incontri organizzati dai vescovi africani a margine del Sinodo.
Cardinal Napier, qual è il punto di vista di vescovi e cardinali africani sul Sinodo dei vescovi in corso?
Facciamo degli incontri, ci scambiamo impressioni, valutiamo l’andamento dei lavori. L’impressione generale è che molti dei gruppi di vescovi africani che stanno partecipando sono ottimisti riguardo l’impatto che la Chiesa africana può portare al Sinodo.
Come avete valutato l’Instrumentum Laboris?
Credo si possa dire che l’analisi dell’Instrumentum Laboris, così come dei Lineamenta, possa essere considerata una analisi di dimensioni sociologiche e socioeconomiche. Una analisi che non necessariamente riflette la realtà africana.