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Iraq, quattro proposte pratiche a un mese dalla visita di Papa Francesco

A un mese dal viaggio di Papa Francesco in Iraq, il Cardinale Raffael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, lancia quattro proposte pratiche per dare seguito al viaggio

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Quattro proposte pratiche per dare un seguito concreto al viaggio di Papa Francesco in Iraq. Quattro proposte, che vanno dalla diffusione della cultura fino alla protezione dei luoghi santi, lanciate dal Cardinale Raffael Sako, patriarca di Babilonia dei Caldei, a un mese dalla visita di Papa Francesco nel Paese.

Il primo effetto della visita di Papa Francesco è stato la proclamazione della giornata di coesistenza nazionale il 6 marzo, giorno in cui il Papa ha incontrato il Grande Ayatollah al Sistani. Ed era stato, questo incontro, fortemente voluto dal Patriarca Sako, che riteneva l’incontro fondamentale per creare un ponte con l’Islam sciita.

A un mese dalla visita, impossibilitati ad andare a Roma per ringraziare personalmente il Papa come si usa, i fedeli iracheni si stringono intorno alla memoria della visita per superare una situazione difficile. Il Patriarca Sako, nella sua lettera, fa quattro proposte pratiche per dare seguito alla visita.

I quattro punti sono: costruire programmi educativi e didattici in modo da rafforzare la fratellanza tra gli iracheni e rafforzare la loro unità nazionale; organizzare eventi di sensibilizzazione per gli iracheni sulla loro diversità attraverso seminari, conferenze e programmi televisivi tra civiltà, culture e religioni al fine di mostrare i punti in comune, approfondirli e rispettare le particolarità diverse; creare un centro nazionale che comprenda aule e una biblioteca specializzata nei temi del dialogo interreligioso; attivare il codice penale iracheno n. 111 del 1969 e i suoi articoli, che obbligano a proteggere i luoghi santi, prevenire l’offesa alle religioni e ai loro simboli e punire l’aggressore.

Sono quattro proposte pratiche servono a ricordare che “ciò che ci unisce è più che ci divide” e che la conoscenza delle differenze può aiutare ad estirpare l’estremismo.

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Spiega il Cardinale Sako che la visita del Papa è “un’ottima opportunità che gli iracheni devono sfruttare per ritornare, con tutte le loro confessioni e religioni, a se stessi e al loro patriottismo, assumendosi la responsabilità di voltare pagina sul passato e aprendo una nuova pagina per  riconciliazione, rafforzare la fratellanza tra di loro, rispettare la diversità, stabilire la pace, ricostruire il paese, facendo rivivere le sue istituzioni fatiscenti, facendo ritornare gli sfollati alle loro regioni e case, in modo che i cittadini godano la pace e la vita dignitosa come tutti gli esseri umani”.

Il Cardinale Sako rimarca il tema della fratellanza, pone la visita ad al Sistani in continuità con la dichiarazione della Fratellanza Umana di Abu Dhabi, sottolinea che “la fratellanza umana è l’obiettivo di tutte le società e religioni, e dovrebbe essere un punto chiave per rifiutare l’estremismo e l’odio, cambiare la nostra visione e il nostro pensiero, costruire la fiducia tra di noi in modo da poter andare avanti insieme come fratelli e sorelle con tolleranza, amore e rispetto per la diversità e costruire un mondo più pacifico, più giusto, più dignitoso”.

Il Cardinale Sako sottolinea che “l’aiuto vicendevole infatti apre la porta del futuro”, mette in luce il tema della cittadinanza (tema cruciale nei Paesi islamici, perché spesso i non musulmani non sono considerati cittadini uguali), chiede di “scoprire nuovi orizzonti per i nostri fratelli concittadini, in modo che tutti sentano che l’Iraq è la loro casa”.

“Forse – afferma il Cardinale - è il momento di separare la religione dallo stato e costruire uno stato civile, come ha fatto l’occidente cristiano da molto tempo, e come sta facendo lo stato del Sudan in questi giorni!”

Perché, aggiunge, “uno stato civile o secolare  non è ostile alla religione, ma rispetta piuttosto tutte le religioni, ma non include la religione nella politica”, ed è questo che garantisce la coesistenza. Il Cardinale Sako chiede “uno stato civile che garantisca la libertà di religione e di culto per tutti gli iracheni in modo uguale e protegga i diritti umani contenuti in tutti i trattati internazionali”.

Il patriarca caldeo ricorda poi gli incontri interreligiosi del Papa in Iraq, sottolinea che le tre fedi del Libro si basano sul fatto che “la fede è una garanzia della loro diversità, della loro libertà e dei loro diritti”, mette in luce che il Papa in Iraq ha condannato ogni violenza in nome di Dio, e lo ha fatto a da Ur a Baghdad, a Mosul, e chiarisce: “Purtroppo, alcuni hanno capito che il Papa ha invitato a sciogliere le religioni in un’unica religione. Non è affatto vero”.

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Piuttosto, “la fratellanza non significa sciogliere l’identità religiosa in un’unica religione, ma è un invito a ciascuno di preservare la propria religione e la propria convinzione, però aprendosi e rispettando la religione del proprio fratello. La fratellanza e la diversità sono la forza della nostra sopravvivenza e del nostro progresso”.

Da qui, le quattro proposte pratiche. Perché – conclude il Cardinale – “non dobbiamo disperare di fronte ad alcuni ostacoli, a correnti estremiste e idee sbagliate, o arrenderci davanti alla divisione, ma dobbiamo perseverare nel rafforzare la fratellanza e il rispetto della diversità e lavorare in modo che tutti possano godere del bene e della giustizia e vivere con gioia e felicità come Dio vuole”.