Kiev , mercoledì, 7. aprile, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Probabilmente il momento in cui la trasformazione della Chiesa Greco Cattolica Ucraina in una Chiesa globale è stato chiaro a tutti è avvenuto durante l’incontro interdicasteriale che Papa Francesco ha voluto in Vaticano con il Sinodo e i vescovi della più grande delle 23 Chiese sui iuris unite a Roma nel luglio 2019. Perché lì è diventato evidente che si parlava, sì, di una Chiesa di rito orientale radicata per storia e tradizione in Ucraina. Eppure, i vescovi venivano da quattro diversi continenti. Tutti convocati per parlare della loro nazione. Tutti, comunque, incaricati di rappresentare la loro Chiesa nel mondo.
Quell’incontro è nato dall’impulso dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk. Lo scorso 25 marzo, ha celebrato il suo decimo anniversario come capo e padre della Chiesa Greco Cattolica Ucraina. Ha cinquanta anni, è stato eletto quando ne aveva 40. La sua elezione risale a prima dell’elezione di Papa Francesco, ma, per un segno provvidenziale, quando fu eletto era eparca in Argentina, e amico del Cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. Ma l’arcivescovo maggiore era stimato anche da Benedetto XVI, che ne confermò l’elezione nonostante la giovanissima età, dando un forte attestato di stima – gli arcivescovadi maggiori eleggono i loro capi in un Sinodo, ma il Papa deve poi confermare l’elezione.
L’incontro interdicasteriale segnava il culmine di un lavoro incessante portato avanti da Sua Beatitudine Shevchuk. Un lavoro prima di tutto istituzionale, volto a rafforzare i legami con la Santa Sede. La presenza della Chiesa Greco Cattolica Ucraina a Roma è stata sempre più sentita. Ogni occasione di incontro è stata sfruttata. L’arcivescovo maggiore ha partecipato ogni volta che ha potuto alle plenarie dei dicasteri di cui è membro, ha colto ogni occasione per riportare ai Papi la situazione dell’Ucraina, ha lavorato molto anche sul tema della particolare giurisdizione della Chiese sui iuris, non nascondendo il sogno che la sua Chiesa fosse inquadrata invece come patriarcato, una idea fortemente sostenuta dal Cardinale Josip Slipyi.
Non è un sogno dell’arcivescovo maggiore Shevchuk, ma un sogno della stessa Chiesa Greco Cattolica Ucraina, divenuta arcivescovado maggiore sotto Paolo VI, che pure ha avuto una particolare attenzione per questa Chiesa tanto da andare personalmente ad inaugurare la casa dei greco cattolici ucraini a Roma, la Basilica di Santa Sofia.
Con lo scoppiare nel 2013 del Maidan, la cosiddetta “Rivoluzione della Dignità”, l’arcivescovo maggiore Shevchuk moltiplica l’impegno internazionale. Sostiene la sua nazione, ma – soprattutto – sostiene le persone. Nel 2016, riporta al Papa di una sua visita nella zona Est dell’Ucraina, lì dove c’è una zona grigia ancora contesa. “Noi siamo vicini alla gente”, spiega. Si attiva con le altre religioni presenti in Ucraina, non mancando mai di denunciare “l’aggressione russa”, ma nemmeno di chiedere aiuti umanitari. Si deve anche alla sua voce l’iniziativa del Papa per l’Ucraina (la colletta straordinaria nel 2017), le continue visite dei rappresentanti della Santa Sede nel Paese (il Cardinale Pietro Parolin, il Cardinale Sandri). L’arcivescovo maggiore ha mantenuto, tra l’altro, una sollecitudine pastorale per le zone in conflitto, stabilendo un ordinariato militare per l’Ucraina orientale.