Cristo risorge portando impressi i segni delle piaghe, “sigillo perenne del suo amore per noi” e così “chiunque soffre una dura prova, nel corpo e nello spirito, può trovare rifugio in queste piaghe, ricevere attraverso di esse la grazia della speranza che non delude. Cristo risorto è speranza per quanti soffrono ancora a causa della pandemia, per i malati e per chi ha perso una persona cara”.
Papa Francesco chiede al Signore di dare conforto e sostenere “le fatiche di medici e infermieri”, sottolinea che “tutti, soprattutto le persone più fragili, hanno bisogno di assistenza e hanno diritto di avere accesso alle cure necessarie”. Per questo, il Papa invoca un “internazionalismo dei vaccini”, e chiede “all’intera Comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri”.
Papa Francesco guarda anche a “quanti hanno perso il lavoro o attraversano gravi difficoltà economiche e sono privi di adeguate tutele sociali”, chiede provvedimenti dei governi per sostenerli, nota che “la pandemia ha purtroppo aumentato drammaticamente il numero dei poveri e la disperazione di migliaia di persone”.
La panoramica internazionale comincia con la difficile situazione di Haiti, che sta vivendo un periodo di proteste instabilità. Il Papa auspica che il popolo haitiano “non sia sopraffatto dalle difficoltà, ma guardi al futuro con fiducia e speranza”. "Cari fratelli haitiani, sono vicino a voi, e vorrei che i problemi si risolvessero definitivamente per voi. Prego per voi, cari fratelli e sorelle haitiani," aggiunge.
Papa Francesco guarda anche ai giovani che durante la pandemia hanno perso contatto con la scuola o con gli amici, perché “tutti abbiamo bisogno di vivere relazioni umane reali e non solamente virtuali, specialmente nell’età in cui si forma il carattere e la personalità. Lo abbiamo sentito venerdì scorso nella Via Crucis dei bambini".
Un pensiero particolare va ai giovani del Myanmar “che si impegnano per la democrazia, facendo sentire pacificamente la propria voce, consapevoli che l’odio può essere dissipato solo dall’amore”. Diversi gli appelli del Papa per il Myanmar, da lui visitato nel 2017, che ora vive una forte repressione militare.
Papa Francesco non manca di ricordare i migranti “in fuga da guerra e miseria”, chiede “segni concreti di solidarietà e fraternità umana”, e per questo ringrazia i Paesi che li accolgono, in particolare Libano e Giordania, che “ospitano moltissimi profughi fuggiti dal conflitto siriano”.
Papa Francesco ha già espresso il desiderio di andare in Libano quest’anno. E al popolo libanese va anche il suo pensiero. In un periodo di difficoltà e incertezze, il Papa chiede per il Libano sostegno da parte della comunità internazionale perché mantenga “la propria vocazione ad essere una terra di incontro, convivenza e pluralismo”.
Papa Francesco prega che cessi “il fragore delle armi nell’amata e martoriata Siria”, ma anche in Yemen “le cui vicende sono circondate da un silenzio assordante e scandalose”, e in Libia “dove si intravvede finalmente la via di uscita da un decennio di contese e di scontri cruenti”. Chiede, per questo, un impegno di tutte le parti interessate.
Ma la Resurrezione porta a Gerusalemme, per la quale il Papa implora “pace e sicurezza”, in modo che la Città Santa possa rispondere “alla chiamata ad essere luogo di incontro dove tutti possano sentirsi fratelli, e dove Israeliani e Palestinesi ritrovino la forza del dialogo per raggiungere una soluzione stabile, che veda due Stati vivere fianco a fianco in pace e prosperità”.
Medio Oriente significa anche Iraq, dove il Papa è stato lo scorso mese: Papa Francesco prega che la nazione “possa continuare il cammino di pacificazione intrapreso, perché si realizzi il sogno di Dio di una famiglia umana ospitale e accogliente verso tutti i suoi figli.”
Capitolo Africa, dove è arrivato anche il terrorismo internazionale: Papa Francesco menziona la situazione in Sahel e in Nigeria, dove il terrorismo islamico attacca i cristiani, ma anche il Tigray e Cabo Delgado, in Mozambico, dove l’arrivo dello Stato Islamico ha colpito con violenza.
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“Continuino – esorta Papa Francesco - gli sforzi per trovare soluzioni pacifiche ai conflitti, nel rispetto dei diritti umani e della sacralità della vita, con un dialogo fraterno e costruttivo in spirito di riconciliazione e di solidarietà fattiva”.
Lamenta il Papa che “troppe guerre e troppa violenza ci sono ancora nel mondo! Il Signore, che è la nostra pace, ci aiuti a vincere la mentalità della guerra”.
Papa Francesco menziona anche la situazione in Ucraina Orientale, e quella in Nagorno Karabakh – il Papa ha dedicato ben quattro appelli al conflitto azero-armeno, da quando questo è scoppiato, che lui ha seguito da vicino perché tra l’altro si ritrovò con il Catholicos Karekin proprio all’inizio del conflitto.
Papa Francesco infine ricorda che il 4 aprile è anche “la Giornata mondiale contro le mine antiuomo, subdoli e orribili ordigni che uccidono o mutilano ogni anno molte persone innocenti”. “Come sarebbe meglio un mondo senza questi strumenti di morte”, chiosa Papa Francesco.
Che non dimentica quanti hanno dovuto celebrare la Pasqua “con forti limitazioni e, talvolta, senza nemmeno poter accedere alle celebrazioni liturgiche. Preghiamo che tali limitazioni, come ogni limitazione alla libertà di culto e di religione nel mondo, possano essere rimosse e a ciascuno sia consentito di pregare e lodare Dio liberamente”.
Perché – ricorda il Papa – “tra le molteplici difficoltà che stiamo attraversando, non dimentichiamo mai che noi siamo sanati dalle piaghe di Cristo. Alla luce del Risorto le nostre sofferenze sono trasfigurate”.