“Giuseppe è un credente: la fede è la prima ‘opera’ di Giuseppe e non consiste nel ‘fare’ qualcosa, ma nel fidarsi, affidarsi, e confidare nel Dio dei Padri, cui aprire le orecchie del cuore. Da lui impariamo a credere per avanzare anche nel silenzio e nella notte, affrontando con speranza i periodi difficili e oscuri della vita. Giuseppe è un uomo che vive la vita al ritmo di Dio: è Dio che segna i tempi e le tappe nella sua vita. A noi che vogliamo tenere tutto sotto controllo, Giuseppe dice che significa essere aperti alle sorprese di Dio e al Dio delle sorprese, che con i suoi piani spariglia i nostri e ci apre a dimensioni di mistero che allargano gli orizzonti. L’orologio di Giuseppe segna le ore di Dio.
Un terzo aspetto, tra i tanti, ci piace segnalare: Giuseppe è un uomo insieme pratico, ma dalla ‘insondabile vita interiore’: riflette, medita, custodisce il silenzio del cuore e delle fantasie, per accogliere la dimensione del sogno e del desiderio, ma è estremamente concreto, quotidianamente impegnato nel duro lavoro manuale; sempre pronto all’itineranza, migrante e profugo insieme con Maria e Gesù. Liberandolo dai tanti stereotipi (vecchio, stempiato, sempre defilato), ma anche per onorarlo e imitarlo, ricordiamo ancora il suo servire in modo umile e maturo il Signore, trovando come sola ricompensa quella di essere con Cristo, contro ogni protagonismo ed autoreferenzialità”.
Come rendere Giuseppe un padre al passo con i tempi?
“Sembra significativo che la psicoanalista Françoise Dolto ritiene san Giuseppe modello di paternità. Tornando alla domanda: Giuseppe è al passo con i tempi se lo si presenta come emerge dal Vangelo, dall’amore genuino del popolo di Dio e dei Santi (‘Padre amato’) ed ora, con chiarezza e bellezza, dalla lettera del Papa ‘Patris Corde’. Giuseppe è un padre che nello stesso tempo è forte, risoluto, ma delicato e rispettoso anche nei confronti della sua sposa; perciò, in un mondo pieno di violenze fisiche e psicologiche perpetrate sulle donne è modello a tutti gli uomini.
E’ un padre tenero, dove forza e fragilità si integrano insieme e dove la giustizia è superata dalla misericordia (‘padre nella tenerezza’); dove obbedienza e libertà sono ricomposti dal paradosso dell’amore (‘padre nell’obbedienza’); dove il coraggio convive con le paure, ma le supera grazie a uno sguardo verso l’Alto e accogliendo l’invito a ‘non temere’ (‘padre dal coraggio creativo’); dove il lavoro non è un idolo, ma un modo di collaborare all’opera di Dio (‘padre lavoratore’); dove la propria storia, anche colma di ferite, è stata riconciliata e si apre al futuro (‘padre nell’accoglienza’); è un padre che non fugge le sue responsabilità, ed esercita la sua autorità, non in senso dispotico, né in modo possessivo e seduttivo, ma con autorevolezza e castità, con la disposizione di chi sa farsi da parte a missione compiuta (‘padre nell’ombra’). Le pagine della Lettera apostolica ‘Patris Corde’ sono un intreccio profondo tra dimensione spirituale e psicologica, con risvolti interessanti circa la maturità affettiva e l’esercizio del potere contro qualsiasi abuso perché bonificato dal servizio”.
Cosa significa custodire?
“Custodire è vegliare su qualcosa o qualcuno in modo che si conservi nella sua verità e nella sua bellezza. Custodire è aver cura, accudire, proteggere, riconoscendo il valore che le cose hanno per noi; custodire è prendere a cuore e prenderci cura dei ‘fratelli tutti’. Perciò Dio innanzitutto è il custode che veglia e ama. E affida all’uomo l’arte del custodire.
Giuseppe è il ‘Redemptoris Custos’, il custode del Redentore (San Giovanni Paolo II) e papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato ha voluto consegnare a tutti lo stile e il contenuto del ‘custodire’ di Giuseppe: custodire Gesù e Maria, custodire la fede, la Chiesa, i Sacramenti; custodire se stessi, le amicizie, gli altri; custodire il creato. Ma soprattutto custodire i poveri”.
Si possono richiedere le copie ad € 2.50 (il ricavato devoluto a microprogetti), inviando una mail a dlelloponticelli@gmail.com,
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