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Finanze vaticane, l’ASIF avrà un nuovo responsabile per la vigilanza

La notizia al termine di una intervista al presidente dell’Autorità Carmelo Barbagallo, pubblicata sui media vaticani il 20 marzo

Carmelo Barbagallo | Carmelo Barbagallo, presidente dell'Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria della Santa Sede | Vatican News Carmelo Barbagallo | Carmelo Barbagallo, presidente dell'Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria della Santa Sede | Vatican News

Un nuovo responsabile per la sezione vigilanza dell’Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria della Santa Sede: lo annuncia il presidente Carmelo Barbagallo, al termine di una lunga intervista concessa ai media vaticani lo scorso 20 marzo. Una intervista, in fondo, che non dà particolari novità, se non questa notizia, che probabilmente non va considerata una notizia a margine.

Perché, nell’intervista “programmatica” che il presidente dell’autorità vaticana aveva dato al Corriere della Sera lo scorso 3 luglio, si parlava con dovizia di particolari delle nuove assunzioni, del fatto che l’organico fosse stato raddoppiato da 6 a 12 persone, e del fatto che ci fossero due donne a capo delle sue sezioni dell’autorità: Diana Rocco a capo dell’informazione finanziaria, e Alessandra Coni a capo della vigilanza. Non solo: la nuova leva “rosa” dell’Autorità era stata esaltata anche notando la nomina di Antonella Sciarrone Alibrandi nel board dell’Autorità.

Non è chiaro se per responsabile si parli di un nuovo capo della sezione vigilanza o di un nuovo membro nei ranghi. Se però si trattasse di un avvicendamento al vertice, questo sarebbe significativo anche in considerazione di chi sarà il nuovo responsabile. Da notare anche che Diana Rocco proviene dall’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, un dato che mostra sempre più come, in questi ultimi tempi, si sia riattivata una sorta di politica di “porte scorrevoli” tra incarichi vaticani e italiani – basti pensare al presidente del Tribunale vaticano Giuseppe Pignatone, e ai promotori di Giustizia, tutti provenienti dai ranghi della giustizia italiana e ancora con incarichi in Italia; o alla scelta del generale Capolupo come presidente della fondazione Luigi Maria Monti.

Nell’intervista, che trae occasione dalla partecipazione di Barbagallo alla tavola rotonda di chiusura della V edizione del Master Anticorruzione dell’Università degli Studi di Tor Vergata, non ci sono sostanziali novità.

Barbagallo ricorda che “in Vaticano non è consentita alcuna attività economica privata”, che solo lo IOR è autorizzato ad operare intermediazione finanziaria, mentre l’APSA è l’unico soggetto ad amministrare i beni della Santa Sede.

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Nel ripercorrere le tappe della trasparenza finanziaria della Santa Sede, Barbagallo si sofferma anche sull’adesione dell’allora AIF all’Egmont Group, il gruppo che riunisce quasi 160 unità di informazione finanziaria nel mondo. Per Barbagallo, entrare in Egmont è “una scelta molto significativa” perché “Moneyval, operante nell’ambito del Consiglio d’Europa sotto forma di Comitato di oltre trenta Paesi, valuta - e, un certo senso, certifica - il rispetto degli standard internazionali GAFI di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo. Egmont è un forum globale delle UIF di oltre 160 Paesi che condividono, sempre per contrastare il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo, buone pratiche per la cooperazione internazionale e lo scambio di informazioni di intelligence finanziaria”.

Egmont Group non va quindi considerato “un gruppo privato”, come invece lo considerò Papa Francesco nella conferenza stampa in aereo di ritorno dal Giappone. Il Papa rispondeva ad una domanda riguardo la sospensione dell’AIF dal circuito di scambio Egmont a seguito del sequestro di carte di intelligenze da parte della Gendarmeria vaticana nel corso delle indagini sulla compravendita di un immobile di lusso a Londra. La questione, in realtà, venne sanata solo quando ci fu un protocollo di intesa tra l’allora AIF e il Tribunale vaticano sull’uso delle carte.

Barbagallo ha poi spiegato le fasi della riforma, il modo in cui il sistema è stato delineato anche seguendo le raccomandazioni di MONEYVAL, enfatizzando molto il lavoro di messa a punto della legge e i nuovi Statuti dell’AIF del 2013 e affermando che “si è assistito al consolidamento di questo assetto, nella direzione di una crescente trasparenza finanziaria e di una sempre maggiore incisività del controllo, anche attraverso l’intensificazione della cooperazione tra le autorità vaticane, sancita da appositi memorandum”.

Si tratta di un lavoro fatto prima dell’arrivo di Barbagallo, che si è potuto così trovare un percorso verso la trasparenza finanziaria già avviato, testato e funzionante. Barbagallo ha anche sottolineato che nel 2020 ha emendato lo Statuto dell’AIF, ne ha chiamato il nome in ASIF e ha così “razionalizzato e rafforzato la governance dell’ASIF e ha completato la sua organizzazione, istituendo un apposito Ufficio Regolamentazione”. In realtà la governance così strutturata, con un presidente come Barbagallo che diventa esecutivo, potrebbe porre problemi di conflitto di interessi anche agli altri membri del board, che sono tutti professionisti con incarichi consultivi.

Barbagallo ha detto che si continua a lavorare “alacremente” in attesa della valutazione di MONEYVAL. La plenaria del Comitato del Consiglio d’Europa si terrà, in forma ibrida (presenza e virtuale) dal 26 al 30 aprile, e durante questa plenaria si valuteranno i progressi della Santa Sede in termini di efficacia del sistema giudiziario. Durante la on site visit del settembe scorso, i valutatori di MONEYVAL, caso più unico che raro, furono accolti dal Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, ed ebbero una udienza con Papa Francesco. Sarà da vedere se gli ultimi processi istruiti e le indagini in corso basteranno a dare una valutazione positiva del sistema giudiziario, tra l’altro criticato dall’ultimo rapporto sui progressi di MONEYVAL.