Lisbona , giovedì, 18. marzo, 2021 9:00 (ACI Stampa).
La discesa sul piano inclinato che porta verso alla civiltà della morte (copyright Giovanni Paolo II) in Portogallo è bloccata dal presidente Marcelo Rebelo de Sousa, cattolico, che ha rimandato la legge appena licenziata alla Corte Costituzionale, e dalla stessa Corte che, testo della legge alla mano, ha detto che effettivamente no, il Portogallo non può avere una legge sull’eutanasia compatibile con la costituzione, o perlomeno quella legge ha troppi buchi, troppa indeterminatezza.
Esultano i vescovi portoghesi, che si sono molto battuti contro il testo, fino a far notare che in tempo di COVID far passare una legge che permetteva alle persone di suicidarsi o farsi suicidare mentre si cercava a tutti i costi di farne sopravvivere altre era un controsenso.
Il presidente Rebelo de Sousa, che la scorsa settimana è stato da Papa Francesco e che conta nella visita del Papa per la GMG 2023, con passaggio a Fatima, aveva rinviato la legge alla Corte Costituzionale. La legge era stata approvata il 29 gennaio, con 78 voti contrari, mentre il presidente aveva chiesto il controllo preventivo della Corte Costituzionale il 18 febbraio.
Secondo il presidente, la legge utilizzava “concetti eccessivamente indeterminati nel definire requisiti di autorizzazione per depenalizzazione della morte medicalmente assistiti” e metteva in gioco “l’ambito della libertà di limitare il diritto alla vita, interpretato secondo il principio della dignità umana”.
I dubbi di costituzionalità del presidente sono stati confermati da sette giudici su 12 della Corte Costituzionale, che hanno votato contro la legge sottolineando che “le condizioni in cui è ammissibile l’anticipazione della morte medicalmente assistiti devono essere chiare, precise, prevedibili e controllabili”.