Roma , venerdì, 12. marzo, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Un giornale che non è solo un giornale, ma un microcosmo attraverso il quale “filtra” la visione dell’intero mondo, della storia, presente, passata, persino futura.
L’Osservatore Romano è appunto questo, non solo e semplicemente il giornale del Papa, così come viene universalmente definito. E a questo punto, vale la pena di ricordare, in sintesi: sì certo, viene pubblicato nella Città de Vaticano, l’editore è il Dicastero per la comunicazione della Santa Sede, ma non è un organo ufficiale della Santa Sede in quanto ha una propria linea editoriale. Si può dire che è il giornale ufficiale della Santa Sede limitatamente alla pubblicazione di documenti ufficiali; offre la copertura a tutte le attività pubbliche del Papa, pubblica editoriali scritti da esponenti importanti della Chiesa e stampa i documenti ufficiali della Santa Sede. Esce tutti i giorni, tranne la domenica, nel primo pomeriggio con la data del giorno successivo.
Sgombrato il campo da dubbi e imprecisioni, ci concentriamo su una parte della ricca storia del quotidiano, ossia quella legata alla direzione di Mario Agnes, scomparso nel 2108 a 86 anni. Questo grazie ad un saggio appena uscito in libreria, dal titolo “L’Osservatore. Trentacinque anni di storia della Chiesa nelle carte private di Mario Agnes”, pubblicato dalle Edizioni San Paolo. Lo ha scritto Ignazio Ingrao, vaticanista del Tg1, che ha raccolto testimonianze numerose e tanto diverse, le une dalle altre: da Walter Veltroni ad Andrea Riccardi e Angelo Scelzo, da Ciriaco De Mita a Fausto Bertinotti e a padre Grieco. Queste voci, le loro rievocazioni personali, contribuiscono, insieme ad una vasta documentazione, tra scritti, discorsi e documenti, a fornire un ritratto a tutto tondo di Mario Agnes, saldamente inserito nel paesaggio formato da quarant’anni di storia della Chiesa e dell’Italia fittamente intrecciate tra di loro.
Sempre austero negli atteggiamenti, fedele alla scelta di “basso profilo”, Agnes era un uomo che poi, nel privato, poteva lasciarsi andare a battute argute, a volte persino taglienti, bagliori improvvisi capaci di illuminare “angoli nascosti” della realtà che l’Osservatore doveva invece raccontare senza commenti. Retroscena, parole dette fuori dall’ufficialità, episodi minimi o straordinari consegnati alla memoria, all’archivio segreto di un’anima, non alla storicità del quotidiano. E che ora, grazie al lavoro di ricerca e di ricostruzione di Ingrao, possiamo ritrovare nella loro reale portata e scoprire lati inediti di situazioni e protagonisti che credevamo di aver già opportunamente “catalogato”. Senza dimenticare che alla guida di Mario Agnes il giornale si arricchì dei suoi editoriali spesso pungenti, di interventi autorevoli e per nulla scontati; l’Osservatore veniva ripreso e citato dalla stampa nazionale.
Mario Agnes non voleva mai apparire sotto i riflettori, come invece era toccato in sorte al fratello Biagio, soprattutto in veste di direttore della Rai; la sua era una figura severa ma non rigida, amata dai “suoi” giornalisti e collaboratori, accuratamente scelti e selezionati. Riccardi, nella prefazione al volume, ricorda che lui non si è mai sentito un protagonista nella storia della Chiesa, ma che in realtà quel ruolo l’aveva svolto. Basti pensare anche solo alla sua lunga esperienza nel ruolo di presidente dell’Azione Cattolica, quando aveva raccolto la difficile successione di Vittorio Bachelet, guidando la maggiore associazione italiana dal 1973 al 1980, anni tanti tormentati e cruciali, tra desiderio di partecipazione politica e fedeltà alla “scelta religiosa”. Ma la sua, sottolinea sempre Riccardi, era la mentalità piuttosto del <militante, pronto al servizio nelle situazioni in cui veniva chiamato>.