Roma , martedì, 9. marzo, 2021 16:00 (ACI Stampa).
Non è solo la storia di un maestro e del suo “discepolo prediletto” quella di Domenico Savio e don Bosco. E’ la storia di un’amicizia che percorre le luminose strade della santità.
Domenico Savio era entrato nell’oratorio di Valdocco, il primo fulcro dell’attività pedagogica del sacerdote piemontese, il 29 ottobre 1854. All’epoca, “i ragazzi di don Bosco” erano circa un centinaio. Domenico diventa amico di tutti, fin da subito. Il suo compito sarà quello di insegnare il catechismo ai più piccoli. Era appena dodicenne.
Facciamo, ora, un salto nel tempo. Sono trascorsi diciannove anni da quando il giovane ragazzo si era spento per una fatale tubercolosi. E’ il 22 dicembre 1876. In quel freddo giorno di dicembre, don Bosco racconta ai suoi allievi una meravigliosa visione. E’ uno degli innumerevoli sogni che cadenzeranno la vita del sacerdote. Il fondatore dei salesiani si trovava nel piccolo comune di Lanzo Torinese. Gli appare in sogno il suo “discepolo prediletto”. “Chi non vuol credere, non mi creda, ciò non importa niente; ma nessuno metta mai in ridicolo le cose che sono per dire”. Così, inizia il racconto del sogno.
Savio gli si presenta in tutta la sua luminosità. Risplende nella luce del Paradiso: una candida tunica, trapuntata di diamanti, gli scende fino ai piedi; un’ampia fascia rossa, tempestata di gemme, ai fianchi; al collo, una ghirlanda di sgargianti fiori e sul capo è appoggiata una corona di rose. Don Bosco vuole sapere il significato di questo particolare abbigliamento. “Essi ebbero i fianchi cinti e lavarono le loro vesti nel Sangue dell’Agnello. Essi sono vergini e seguono l’Agnello dovunque vada”: è l’evangelista Giovanni, al capitolo quattordici, a svelare il mistero. Il sacerdote piemontese, allora, coglie l’occasione, per chiedere a Domenico il passato, il presente e il futuro del suo oratorio. Riguardo al passato, il giovane ragazzo gli parla del bene già compiuto dalla giovane Famiglia salesiana.
Gli mostra un giardino alla cui entrata si legge: “Giardino Salesiano”. In questo, vi sono tutti i giovani “adottati” da don Bosco. Per rivelargli il presente, Domenico gli mostra un mazzo di fiori composto da: rose, viole, girasoli, genziane, gigli, semprevive e alcune spighe di grano. Ma cosa rappresentano questi fiori? Cosa vogliono dire nel misterioso sogno? Sarà Domenico stesso a svelare l’arcano: la rosa simboleggia la carità; la viola, l’umiltà; il girasole, l’ubbidienza; la genziana, la penitenza; il giglio, la purezza; le spighe, il sacramento della Comunione e in ultimo la sempreviva rappresenta la perseveranza.