Città del Vaticano , martedì, 9. marzo, 2021 10:00 (ACI Stampa).
Papa Francesco ha potuto realizzare in Iraq quel viaggio che era stato negato a Giovanni Paolo II.
Il pontefice polacco voleva recarsi in pellegrinaggio nel luogo dove la storia della salvezza era iniziata, ma si era nel mezzo di una guerra tra poteri grandi, l’Iraq di Saddam Hussein e gli Stati Uniti. Wojtyła non potè andare. La guerra poi si sviluppò in tutta la sua furia, con conseguenze lunghe come la scia di islamismo cieco e violento del “califfato”. Una violenza di cui i cristiani sono stati i primi ma non i soli martiri. E oggi per i poteri grandi la presenza del Papa è invece importante, dimostra la voglia di combattere la violenza cieca e assurda, dimostra che la gente irachena vuole vivere serenamente e trovare anche la convivenza tra fedi, culture e religioni.
I cristiani in Mesopotamia hanno sempre avuto una vita difficile dopo l’arrivo dell’ Islam, ma hanno anche sempre trovato un modo di convivere. L’incontro del Papa con il grande vecchio del mondo sciita Al-Sistani ne è la prova. Il rispetto tra due uomini che cercano la pace è una garanzia per il futuro? Non è certo perché non è certo che chi succederà ad Al- Sistani proseguirà il suo cammino. Certo il cammino della pace lo seguirà invece ogni Pontefice, ogni vescovo di Roma.
Con lui è stata la grande festa dei cristiani in Iraq. Dopo la guerra, la persecuzione, la paura, la morte, le fughe in questi giorni i cristiani in Iraq hanno celebrato la vita, la pace, la voglia di esserci e di tornare. Come nella mitologica piana di Ninive. La conosciamo dalla Bibbia, dalla storia ma quella dove oggi vivono i cristiani è davvero un luogo diverso. Eppure è qui che i cristiani tornano dopo essere scampati alla furia devastatrice dell’ odio.
Ecco perché è stato storico il viaggio di Francesco, perché ogni volta che i cattolici e tutti i cristiani si riuniscono attorno al Papa, lì torna la vita dalla Chiesa, torna la speranza e la voglia di essere “segno di contraddizione”. E ogni volta che il martirio è dono e non esaltazione lì nascono altri cristiani e la fede, il vangelo si diffondono con la testimonianza.