Città del Vaticano , mercoledì, 7. ottobre, 2015 18:30 (ACI Stampa).
Con la richiesta di evitare una “ermeneutica cospirativa,” fatta nell'intervento di ieri a detta di alcuni padri sinodali, Papa Francesco ha probabilmente voluto smorzare le tensioni, e di invitare i padri sinodali ad una riflessione più serena. Eppure il suo intervento ha dato luogo a un ulteriore dibattito.
Papa Francesco ha detto di basarsi sui documenti ufficiali del Sinodo 2014, che sono – nelle sue parole, riportate da padre Federico Lombardi – i due discorsi che il Papa ha tenuto all’inizio e alla fine dell’assise straordinaria, e la relazione finale. Ma allora su cosa si devono basare i vescovi? Sull’instrumentum laboris, che è stato poi redatto sulla base delle indicazione della ‘relatio finalis,’ ma anche sulle risposte ai questionari? Sulla relazione del Cardinal Petr Erdo, che all’inizio del Sinodo ha – come ha spiegato – “sistematizzato” gli stimoli provenienti dalla relazione? O sui vecchi documenti?
I vescovi ne hanno discusso ieri, cercando di trovare una linea comune. Nel briefing con i giornalisti, padre Lombardi ha chiarito che il Papa ha poi aggiunto che dalla relatio finalis era scaturito l’instrumentum laboris, e che questo era da considerarsi il documento di base.
Ma questo non ha chiarito del tutto in che modo si procede con i lavori. Perché è vero che ci si basa sull’instrumentum laboris, ma – spiega l’arcivescovo Laurent Ulrich di Lille (Francia) – “è vero che ci sono i tre documenti ufficiali, ma poi ognuno si basa sulla sua esperienza pastorale, e su quello che ha letto.” Il vescovo Salvador Pineiro Garcia-Calderon, del Perù, sottolinea che “sono state consegnate anche le relazioni dei padri sinodali, e anche quella è una fonte di informazione.” Quello che appare strano è che il rapporto iniziale del Cardinal Petr Erdo, che pure aveva suscitato consensi generali da parte dell’assemblea sinodale, viene sempre meno menzionato.
Di certo, le discussioni ai circoli minori sono ancora ad una fase embrionale. Tutti si concentrano sulle sfide generali della relatio finalis, tanto che individuare dei temi chiave è difficile. Ci si chiede quale sarà la posizione dei vescovi africani, sparsi tra i circoli minori francesi e inglesi, ma che si riuniscono compatti nel pomeriggio alla Domus Sacerdotalis per scambiarsi le impressioni e stabilire una strategia comune: saranno determinanti a far pendere l’ago della bilancia del dibattito.