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Papa Francesco in Iraq. "Non stanchiamoci di pregare per la conversione dei cuori"

Il Papa visita la comunità di Qaraqosh nella Chiesa dell’Immacolata Concezione

Il Papa visita la comunità di Qaraqosh |  | Vatican Media / ACI Group
Il Papa visita la comunità di Qaraqosh | Vatican Media / ACI Group
Papa Francesco visita la Comunità di Qaraqosh |  | Colm Flynn / EWTN
Papa Francesco visita la Comunità di Qaraqosh | Colm Flynn / EWTN
Papa Francesco visita la Comunità di Qaraqosh |  | Colm Flynn / EWTN
Papa Francesco visita la Comunità di Qaraqosh | Colm Flynn / EWTN

Papa Francesco è arrivato alla Cattedrale dell’Immacolata Concezione di Qaraqosh per l'attesa visita alla Comunità di Qaraqosh. Nell‘agosto del 2014, la cattedrale è stata vandalizzata, profanata e bruciata dalle milizie del sedicente Stato Islamico.

Dopo la liberazione della città dall’Is, nell’ottobre del 2016, l’edificio è tornato ad essere un luogo sacro, e sono stati allestiti un altare improvvisato e una grande croce di legno sul tetto. Tuttavia la sua vera ricostruzione è iniziata a gennaio 2020. Una nuova statua di Maria è stata eretta sul campanile ripristinato le mura e le colonne di marmo annerite dalla fuliggine ripulite e un’immagine alta due metri di Nostra Signora dell'Immacolata Concezione è stata riposta sull'altare.

Oggi Francesco fa visita a questa comunità ferita. Il Papa viene accolto all'ingresso della chiesa dal Patriarca Younan, dall’Arcivescovo dal Parroco, i quali gli porgono il crocifisso e l'acqua benedetta per l'aspersione. Prima che tutti insieme si incamminino lungo la navata centrale accompagnati da un canto, due bambini offrono dei fiori al Papa.

Francesco ascolta poi le testimonianze di una laica, Doha Sabah Abdallah, che a causa dell'ISIS ha perso anche un figlio, e quella di un sacerdote, Padre Ammar Yako. "Guardandovi, vedo la diversità culturale e religiosa della gente di Qaraqosh, e questo mostra qualcosa della bellezza che la vostra regione offre al futuro. La vostra presenza qui ricorda che la bellezza non è monocromatica, ma risplende per la varietà e le differenze", dice il Papa nel suo discorso.

"Allo stesso tempo, con grande tristezza, ci guardiamo attorno e vediamo altri segni, i segni del potere distruttivo della violenza, dell’odio e della guerra. Quante cose sono state distrutte! E quanto dev’essere ricostruito! Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parola. L’ultima parola appartiene a Dio e al suo Figlio, vincitore del peccato e della morte. Anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte", con queste parole Francesco incoraggia la comunità di Qaraqosh.

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"Adesso è il momento di ricostruire e ricominciare, affidandosi alla grazia di Dio, che guida le sorti di ogni uomo e di tutti i popoli. Non siete soli! La Chiesa intera vi è vicina, con la preghiera e la carità concreta. E in questa regione tanti vi hanno aperto le porte nel momento del bisogno", sottolinea il Pontefice.

La stola che indossa Papa Francesco in questa circostanza ha una storia particolare. E' interamente realizzata a mano con il tessuto di Khaya Bakter, un artigiano locale e ha i colori tradizionali di Qaraqosh (nero e viola). A Gorjia Kapo, madre di tre figli, è stato poi affidato l'incarico di ricamare e decorare la stola. La famiglia di Gorjia ha vissuto a Qaraqosh per molte generazioni, ma nel 2014 sono dovuti fuggire a causa dell'ISIS. Ora lei con la sua famiglia sono tornati e hanno deciso di restare per ricostruire il paese e riprendere le sue tradizioni. "Su un lato della stola c'è la preghiera del Signore, il Padre nostro, nella nostra lingua, il siriaco, che viene dall'aramaico, la lingua originale di Gesù. Dall'altro lato c'è la Ave Maria”, rivela ad Aiuto alla Chiesa che soffre padre Ammar, il sacerdote che ha fatto la sua testimonianza davanti al Papa
“Le croci alle due estremità della stola sono le croci della chiesa di Al-Tahera, le stesse croci all'interno della chiesa che furono distrutte dall'ISIS durante l'occupazione", dice ancora il parroco.

Papa Francesco poi nel suo discorso riprende le parole della testimonianza di Doha. "Una cosa che ha detto la Signora Doha mi ha commosso: ha detto che il perdono è necessario da parte di coloro che sono sopravvissuti agli attacchi terroristici. Perdono: questa è una parola-chiave. Il perdono è necessario per rimanere nell’amore, per rimanere cristiani. La strada per una piena guarigione potrebbe essere ancora lunga, ma vi chiedo, per favore, di non scoraggiarvi", commenta il Papa.

"Padre Ammar, ricordando gli orrori del terrorismo e della guerra, ha ringraziato il Signore che vi ha sempre sostenuto nei tempi buoni e in quelli cattivi, nella salute e nella malattia - Francesco si riferisce poi alla testimonianza del sacerdote - La gratitudine nasce e cresce quando ricordiamo i doni e le promesse di Dio. La memoria del passato plasma il presente e ci porta avanti verso il futuro. Non stanchiamoci di pregare per la conversione dei cuori e per il trionfo di una cultura della vita, della riconciliazione e dell’amore fraterno, nel rispetto delle differenze, delle diverse tradizioni religiose, nello sforzo di costruire un futuro di unità e collaborazione tra tutte le persone di buona volontà.

L'ultimo pensiero del Papa va alla Madonna e alle donne. "Mentre arrivavo con l’elicottero, ho visto la statua della Vergine Maria su questa chiesa dell’Immacolata Concezione, e ho affidato a lei la rinascita di questa città. La Madonna non solo ci protegge dall’alto, ma con tenerezza materna scende verso di noi. La sua effigie qui è stata persino ferita e calpestata, ma il volto della Madre di Dio continua a guardarci con tenerezza. Perché così fanno le madri: consolano, confortano, danno vita. E vorrei dire grazie di cuore a tutte le madri e le donne di questo Paese, donne coraggiose che continuano a donare vita nonostante i soprusi e le ferite. Che le donne siano rispettate e tutelate! Che vengano loro date attenzione e opportunità!", conclude il Papa.

Subito dopo il suo discorso Papa Francesco guida la recita dell’Angelus. Il dono del Papa alla Chiesa dell’Immacolata Concezione è un'elegante icona di moderna manifattura, dalla riza in lamina d’argento, è una copia della veneratissima quanto miracolosa Madonna Odigitria di Smolensk, che secondo un’antica tradizione sarebbe stata dipinta dallo stesso evangelista san Luca per la comunità cristiana di Antiochia.

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Papa Francesco per il pranzo si dirige poi al Seminario Patriarcale di St. Peter, che si trova ad Ankawa, è l’unico seminario oggi operativo in Iraq; da esso provengono i sacerdoti caldei di tutte le diocesi del Paese e anche della diaspora. Nel 2007, in seguito al rapimento l’anno prima del rettore e vice-rettore, nel contesto delle violenze settarie che hanno segnato il Paese dopo la seconda Guerra del Golfo, la sede è stata spostata nella periferia di Erbil, nel quartiere di Ankawa. Oggi il Seminario conta 14 iscritti. Tra questi, oltre a studenti caldei dall’Iraq e da altre parti del mondo, anche altri seminaristi cattolici di famiglie vittime dell’Is.

"Da questa chiesa distrutta e ricostruita, simbolo della speranza di Qaraqosh e di tutto l’Iraq, invoco da Dio, per intercessione della Vergine Maria, il dono della pace", questa la firma del Papa sul Libro d'onore donato alla Comunità di Qaraqosh.

pezzo aggiornato alle 11.36 con la firma del Libro d'onore