La gioia della fede è contagiosa dice il Papa e “l’amore di Cristo ci chiede di mettere da parte ogni tipo di egocentrismo e di competizione; ci spinge alla comunione universale e ci chiama a formare una comunità di fratelli e sorelle che si accolgono e si prendono cura gli uni degli altri.
Come un tappeto con tanti fili intrecciati che sono la fraternità e portano alla fonte, “Dio stesso è l’artista che ha ideato questo tappeto, che lo tesse con pazienza e
lo rammenda con cura, volendoci sempre tra noi ben intrecciati, come suoi figli e figlie”.
Parla di ponti da costruire il Papa, e chiede che se sorgono incomprensioni nodi che ostacolano la tessitura della fraternità, c’è la Grazia a scioglierli.
Ai vescovi dice: “che non vi vedano come amministratori o manager, ma come padri, preoccupati perché i figli stiano bene, pronti a offrire loro sostegno e incoraggiamento con cuore aperto”. Ai seminaristi dice: “Sappiamo che il nostro servizio comporta anche una componente amministrativa, ma questo non significa che dobbiamo passare tutto il nostro tempo in riunioni o dietro una scrivania. È importante uscire in mezzo al nostro gregge” e “non dimenticatevi delle vostre mamme e delle vostre nonne, che vi hanno “allattato” nella fede”.
In conclusione un ricordo ai martiri “la cui causa di beatificazione è in corso. La loro morte ci ricorda con forza che l’incitamento alla guerra, gli atteggiamenti di odio, la violenza e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi. E voglio ricordare tutte le
vittime di violenze e persecuzioni, appartenenti a qualsiasi comunità religiosa”. Ai giovani in particolare il Papa dice siate “portatori di promessa e di speranza, e soprattutto in questo Paese. Qui infatti non c’è solo un inestimabile patrimonio archeologico, ma una
ricchezza incalcolabile per l’avvenire: sono i giovani!” E infine chiede ai cristiani di essere parte della Soria della Salvezza che nasce qui “testimoniando fedelmente le promesse di Dio, che mai vengono meno, e cercando di costruire un nuovo futuro. La vostra testimonianza, maturata nelle avversità e rafforzata dal sangue dei martiri, sia una luce che risplende in Iraq e oltre, per annunciare la grandezza del Signore e far esultare lo spirito di questo popolo in Dio nostro Salvatore”. Nel libro d'onore della cattedrale il Papa ha scritto: "Penitente e pellegrino di fede e di pace in Iraq, invoco da Dio per questo popolo, con l’intercessione della Vergine Maria, la forza di ricostruire insieme il Paese nella fraternità".
Nei loro saluti iniziali si sono ricordati i 48 cristiani uccisi 10 anni fa con un grazie da parte del Patriarca Sako per la Enciclica Fratelli tutti, e il ricordo dell’esodo dei cristiani. “Questa vostra visita paterna - ha detto Sako- ci dà la forza di superare le avversità, ci rassicura che non siamo dimenticati, e genera in noi fiducia ed entusiasmo per continuare il nostro cammino di fede e di testimonianza evangelica, nonostante le difficoltà, e per contribuire con i nostri compatrioti musulmani e gli altri a costruire il nostro paese su regole solide e a stabilire i valori della cittadinanza e della convivenza sulla base di una fraternità rispettosa della diversità e del pluralismo. A Dio piacendo, grazie alle vostre preghiere, al vostro continuo interessamento, e alla buona volontà degli iracheni, usciremo dalle nostre crisi verso un futuro migliore”.
La cattedrale attuale è del 1962 progettata dall'architetto polacco Kafka in stile moderno, rappresenta una nave che sostiene i credenti, come la barca che portava Gesù e i suoi discepoli nella tempesta. Dopo l'attacco del 2010, la chiesa è stata ristrutturata e per le vittime è stato eretto un memoriale. I due sacerdoti uccisi sono stati sepolti nella cripta della chiesa. Prima della guerra in Iraq, circa 5.000 famiglie visitavano regolarmente la Cattedrale di Sayidat-al-Nejat. Dal 2018, le tre chiese siro-cattoliche di Baghdad sono state visitate regolarmente da non più di 1.000 famiglie.
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