Qaraqosh , venerdì, 5. marzo, 2021 11:00 (ACI Stampa).
Il Papa è in viaggio per l’Iraq dove incontrerà una delle comunità cristiane più perseguitate nei tempi moderni. A Qaraqosh, nella piana di Ninive, Francesco reciterà l’Angelus. E in quei luoghi – appena liberati dalla presenza dell’ISIS – nel 2017 si era recata una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre insieme al Vescovo Francesco Cavina. Con lui ACI Stampa ha parlato del viaggio del Pontefice in Iraq.
Eccellenza, Lei conosce bene l’Iraq e la comunità cattolica locale. Una comunità che ha sofferto tantissimo negli ultimi tempi…
E' una comunità duramente colpita da diversi flagelli: gravi e duraturi conflitti militari che hanno avuto un forte impatto socio-demografico ed economico, una pesante ipoteca derivante dalla politica e dal diritto islamici, l'affermazione di nuovi movimenti islamisti, la negazione dei pieni diritti di cittadinanza, l'aggressione da parte del sedicente Stato Islamico. Tutto ciò ha determinato, e causa tuttora, una costante pressione migratoria. Basti pensare che nel 2020 i cristiani erano ormai meno di 250.000. Attualmente la popolazione cristiana avverte una persistente mancanza di sicurezza. Molti dei jihadisti dell'ISIS non sono stati arrestati e si sono dati alla clandestinità, attaccando occasionalmente le minoranze religiose anche negli ultimi anni. Per questo la stragrande maggioranza dei cristiani della Piana di Ninive teme un loro ritorno. Vi sono poi le milizie sciite che hanno contribuito a sconfiggere l’ISIS ma che, secondo diverse fonti cristiane, sarebbero responsabili di corruzione e violazioni dei diritti umani. Vi sono poi gli interventi nel Nord dell’Iraq diretti contro i militanti del PKK, di cui sono vittime diverse minoranze religiose tra cui cristiani e yazidi. Dall’inizio del 2020 almeno 25 villaggi cristiani nel Nord del Paese sono stati svuotati della loro popolazione. Vi è poi il problema della disoccupazione: nonostante i cristiani abbiano più probabilità rispetto ad altri gruppi di far parte della classe commerciale o professionale, subiscono discriminazioni da parte delle milizie che controllano la loro zona.
Nonostante le sofferenze e le persecuzioni, i cristiani iracheni continuano a offrire la loro testimonianza. Che significato ha per la Chiesa universale?
Ha un grande significato per la Chiesa universale ma soprattutto per la Chiesa presente nelle nazioni occidentali. Come sappiamo i Paesi che un tempo si consideravano fieramente cristiani hanno progressivamente abbandonato le radici della fede a causa del secolarismo e di un corrosivo relativismo. L'esempio delle comunità cristiane irachene è per molti addirittura scioccante. Come è possibile che tante normalissime famiglie cristiane siano così profondamente legate alla fede cristiana e alla loro patria nonostante la persecuzione violenta, la discriminazione costante e mille altre difficoltà? Tutto ciò non appare coerente con i canoni del pensiero quotidianamente alimentato dalla maggioranza dei media e degli intellettuali occidentali. Questo esempio, tuttavia, contribuisce a rafforzare la fede di quanti, nelle nostre nazioni occidentali, non sono soddisfatti della dilagante apostasia sociale.