Bagdad , giovedì, 4. marzo, 2021 16:00 (ACI Stampa).
“A volte dicono davvero che siete i fiori dell'Iraq; siete i migliori. Lo dicono con parole gentili. Di solito, poiché i cristiani hanno affrontato tutte queste sfide, penso che abbiamo bisogno di qualcosa di più del semplice queste belle parole in un certo senso”. L’arcivescovo caldeo di Erbil Bashar Matti Warda, C.SS.R. para così dei cristiani iracheni.
Alla vigilia del viaggio del Papa in una intervista a EWTN il presule parla delle sue speranze per il viaggio: “Le mie speranze e preghiere per una visita di successo é che l'Iraq sarà visto da tutto il mondo come persone di buona fede, persone che amano la pace e persone che hanno presentato al mondo intero un grande padre Abramo. E si spera che questa visita possa lasciarsi alle spalle, bei ricordi e scene in cui tutti inizieranno e penseranno perché dovremmo percorrere la strada della violenza se c'è un'altra strada aperta ed è aperta lì. L'Iraq è ricco e con quella diversità abbiamo culture, lingue, costumi. E questa ricchezza dovrebbe essere per noi una responsabilità di dare al mondo come abbiamo sempre fatto per secoli una vita migliore”.
Regina Lynch Direttore dei progetti presso Aid to the Church in Need International che viaggerà con Papa Francesco nel seguito parlando ad EWTN spiega: “Penso che ciò che il viaggio dovrebbe raggiungere, e che a quanto pare è già iniziato, è prima di tutto una maggiore consapevolezza per il cristianesimo in Iraq. Quello che stiamo sentendo è che c'è più presenza nei media. C'è più consapevolezza sulla cristianità; la gente parla adesso di chi sono questi cristiani. Che ci sia un certo malinteso forse da parte della popolazione irachena che il cristianesimo sia qualcosa che viene dall'Occidente, mentre in realtà i cristiani sono lì dal I secolo. Quindi penso che stia aumentando la consapevolezza e spero, specialmente per i cristiani, che non vengano considerati solo una minoranza. I cristiani si considerano iracheni e il mio vero desiderio è che questo venga finalmente riconosciuto per loro, che abbiano la stessa cittadinanza del resto della popolazione”.