La Cappella ovviamente aveva una serie di appuntamenti fissi per le celebrazioni delle Ore, per il Rosario, la messa e i Pontificali. “Quanto ai luoghi delle celebrazioni,- scrive Sanchirico- Sisto V aveva cercato di rinnovare l’uso di tenere le Cappelle papali nelle chiese di Roma, e con la Costituzione Apostolica Egregia ne aveva rideterminato le stationes. Tale tentativo non riuscirà mai completamente creando una situazione “ibrida” che si protrarrà fino al 1870, nella quale conviveranno celebrazioni di palazzo con quelle nelle varie chiese stazionali di Roma”.
L’idea di Leone XII era quella di una “risacralizzazione della città di Roma, di celebrare per quanto possibile le Cappelle papali nei luoghi dell’antica liturgia stazionale romana. La scelta del papa, di preferire dal maggio 1824 il palazzo vaticano alla “Santa Reggia” del Quirinale, avrà conseguenze particolarmente significative sul piano cerimoniale, portando a preferire la Cappella Sistina alla Paolina e favorendo una maggiore presenza del papa nelle celebrazioni della basilica vaticana”.
Delle Cappelle papali faceva parte anche la predicazione nel Palazzo apostolico a cura del Predicatore apostolico. Come oggi, scrive Sanchirico, “La predicazione si aveva nei tempi forti di Quaresima e di Avvento. In Avvento era tenuta il mercoledì; quando l’Avvento iniziava prima del 30 novembre, festa di sant’Andrea, la predicazione principiava nel giorno della festa dell’apostolo. Qualora la festa dell’Immacolata cadeva di mercoledì la predica veniva spostata al venerdì successivo. In Quaresima, invece, il giorno destinato alla predica era il venerdì, con eccezione della predica del venerdì di Passione, che veniva anticipata al Martedì Santo. Quando la predicazione si teneva nel palazzo vaticano, dopo la predica, i cardinali discendevano collegialmente insieme al papa in San Pietro per un momento comune di preghiera”.
Sanchirico ricorda una particolarità: “Leone XII conosceva bene la struttura della Famiglia pontificia, in quanto era stato, sotto il pontificato di Pio VI, Cameriere Segreto partecipante. La profonda conoscenza delle dinamiche della Famiglia pontificia porterà il papa ad emanare nuove disposizioni affinché il servizio fosse sempre più aderente alla natura religiosa di tale istituzione. Il 23 novembre 1824, con il motuproprio I nostri gloriosissimi predecessori in mezzo alle gravissime cure 29, intese provvedere alla retta amministrazione dei Palazzi apostolici nei quali doveva risplendere un decoroso servizio congiunto sempre alla modestia, affidando al Maggiordomo e ad una Congregazione palatina, presieduta da quest’ultimo, la gestione degli affari del Palazzo e della Famiglia pontificia”.
Tra i laici componenti la Famiglia pontificia troviamo incarichi pieni di fascino come i Camerieri Segreti di cappa e spada, o il Foriere maggiore, carica detenuta dai marchesi Sacchetti, che sovraintendeva a tutte le forniture e agli arredi del palazzo; il Cavallerizzo maggiore, responsabile degli spostamenti del pontefice, carica abitualmente detenuta dai marchesi Serlupi Crescenzi; il Sovrintendente delle poste, espressione dei principi Massimo.
Oggi questi incarichi sono svolti da strutture inserite nello Stato della Città del Vaticano, come l’ Ufficio Postale. Mentre ancora oggi fa parte della Famiglia pontificia il Comandante della Guardi Svizzera. E ci sono ancora gli Aiutanti di camera, il Medico e Chirurgo di Sua Santità, responsabile di uno staff medico di tutto riguardo destinato alle cure di tutta la Famiglia Pontificia. Oggi come allora La Sala Pontificia, che costituiva la prima anticamera erano composta dai Sediari pontifici, componenti un collegio con un proprio Decano, con compiti appunto di anticamera, ma anche quello più noto di portare la sedia gestatoria. La sedia oggi è solo un pezzo da museo che ha trovato posto proprio nella sala della Seconda Loggia del Palazzo Apostolico detta dei Sediari a fianco alla Sala Clementina.
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