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Stazioni quaresimali, la basilica di Sant' Anastasia al Palatino

Una rettoria affidata ai fedeli cattolici di rito siro malabarese

La facciata di Sant' Anastasia |  | OB La facciata di Sant' Anastasia | | OB

La tappa del cammino stazionale di oggi ci porta alla Basilica di Sant’ Anastasia al Palatino. 

La chiesa dallo scorso settembre è stata affidata dalla Diocesi di Roma ai fedeli di rito siro-malabarese, a Roma sono 7000 tutti di provenienza del Kerala. 

Secondo la tradizione cattolica, questa Chiesa di rito orientale fa risalire le sue origini alla predicazione di san Tommaso apostolo nel subcontinente. Da più di 25 anni è sui iuris, e quindi ha il diritto di erigere le proprie comunità laddove siano emigrati i fedeli.

Ma purtroppo la comunità ha tolto la  Adorazione Eucaristica che dal 2 marzo 2001 permetteva che la Basilica fosse aperta ininterrottamente per favorire la preghiera nella cappellina della navata laterale sinistra. Neanche il sito della basilica è più attivo, ed è quasi impossibile raggiungere il rettore e trovare la chiesa aperta.  Anche i contatti sul sito della Diocesi di Roma non sono aggiornati. Eppure tra le attività che avevano la sede in questa rettoria c’era un centro di aiuto alla vita e si svolgevano corsi per coppie, e delle Lectio divine ogni mese. Tutto curato da volontari. 

La chiesa, costruita riutilizzando un’insula romana, esisteva già ai tempi di Papa Damaso nella seconda metà del quarto secolo. Secondo un’iscrizione scomparsa, Damaso avrebbe decorato e forse costruito la chiesa. San Leone Magno vi ha tenuto una delle sue omelie. Almeno dal quinto secolo portava il nome di Anastasia, forse la Risurrezione oppure una santa martire di Sirmio. Era chiesa ufficiale degli impiegati greci del tardo impero.

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Oggi dell’antica chiesa si vede poco. La facciata è del XVII secolo e l’interno del XVIII.

La tappa del cammino stazionale domani è a Santa Maria Maggiore alle 17.30