Città del Vaticano , venerdì, 19. febbraio, 2021 9:00 (ACI Stampa).
“Questa stessa Sede Apostolica, dopo aver tante volte raccomandato gli Esercizi spirituali con la parola, ha voluto precedere i fedeli anche con l’esempio, e già da parecchio tempo, di quando in quando suole per alcuni giorni convertire in Cenacolo di meditazione e di preghiera le auguste aule Vaticane; consuetudine, che Noi ben volentieri abbiamo seguito con grande gioia e conforto.
E per procurare in più larga misura questa gioia e questo conforto a Noi ed a quanti più da vicino Ci assistono, soddisfacendo ai loro pii desiderii, abbiamo dato le opportune disposizioni affinché un corso di santi spirituali Esercizi abbia luogo ogni anno in questa Nostra Sede Vaticana”.
Sono Parole di Papa Pio XI nella “Mens nostra” sull’importanza degli esercizi spirituali. In effetti dal 1925 Padre Giovanni Oldrà gesuita e Padre Alessio Magni, anche lui gesuita, hanno iniziato a predicare gli esercizi ingnaziani al Papa e alla Curia. Lo si faceva a novembre e per molti anni furono sempre i padri gesuiti ad occuparsene. Pio XI aveva sempre partecipato, prima di essere Papa, al corso annuale degli Oblati Diocesani nel Santuario di Rho, perché come prefetto della Bibiloteca Ambrosiana era anche lui un oblato.
Il suo biografo e segretario Carlo Confalonieri, scrive: “ su di un foglio tante volte ripiegato fino a diventare un piccolo involto di pochi centimetri, racchiuso a sua volta in un piccolo astuccetto di seta, Pio XI appuntò, in data 3 dicembre 1932, al chiudersi degli esercizi spirituali di quell’anno, i suoi propositi di riforma, scritti così con semplicità, come insegnano i padri di spirito”.
Il foglietto era almeno del 1927 rivela il biografo che ne riproduce il testo, rigorosamente in latino. Si tratta di versetti delle Scritture, riflessioni di una frase sulla gioventù, le speranze, la sua confidenza in Dio.