Varsavia , mercoledì, 17. febbraio, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Una serata tranquilla, anche se c’era la guerra, del 17 febbraio 1941 nell'appartamento della Famiglia Wojtasik a Lublino in Polonia fu interrotta da una forte voce maschile nell’ingresso: chi di voi si chiama Wanda?
"È così, che tutto è iniziato", ricorda Wanda Półtawska nel suo diario "E ho paura dei sogni". "Mi alzai, me ne andai ... e tornai dopo quattro anni di campo di concentramento e sei mesi di prigione."
Nel settembre 1939, nello stesso mese in cui scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, da ragazza scout, Wanda Półtawska (allora ancora Wojtasik) giurò di essere pronta a dare la sua vita per la Polonia, la sua amata Patria, ma anche per mantenere il segreto di clandestinità. E per questo giuramento, come corriere della sua Organizzazione, "ha fatto quello che credeva di dover fare", come disse sua madre Anna, contrastando la ostilità di suo marito Adam, al quale non piacevano molto le attività cospirative di sua figlia. Wanda ha viaggiato nella regione di Lublino, fornendo informazioni clandestine, ha fatto quello che poteva, affinché la Polonia potesse essere di nuovo libera.
Più volte ha provvidenzialmente evitato l’arresto. Una volta a Krasnystaw, quando come corriere con un rapporto che doveva lasciare in un certo negozio. Il suo fiuto di "cospiratrice” le fece notare che diverse persone erano entrate nel "suo" negozio, ma nessuno ne era uscito. Si rese conto che era una trappola tedesca e tornò a Lublino. Un'altra volta, nella sala d'attesa della stazione ferroviaria di Włodawa, mentre tornava a Lublino con i soldi destinati alla sua organizzazione, è stata salvata da ... un ufficiale tedesco che sonnecchiava ubriaco su un tavolo. Wanda fingeva di essere la sua fidanzata, e ha infilato la borsa in cui erano nascosti i soldi sotto il tavolo. La pattuglia tedesca che effettuava un minuzioso controllo guardò solo con pietà la "povera fidanzata" e proseguì.
Tuttavia, nel febbraio 1941, le cose non andarono più così bene. Vennero arrestati alcuni suoi colleghi, uno dei quali aveva fatto il suo nome.