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Il Sinodo in cerca di comunione

Cardinal Maradiaga al Sinodo | Il Cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga tiene la prima meditazione al Sinodo 2015 | CTV
Cardinal Maradiaga al Sinodo | Il Cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga tiene la prima meditazione al Sinodo 2015 | CTV
Cardinal André Vingt Trois al Sinodo | Il Cardinal André Vingt Trois, arcivescovo di Parigi, saluta i padri sinodali al Sinodo 2015 | CTV
Cardinal André Vingt Trois al Sinodo | Il Cardinal André Vingt Trois, arcivescovo di Parigi, saluta i padri sinodali al Sinodo 2015 | CTV

La ricerca di comunione, prima di tutto. Il Cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga la sottolinea nella meditazione alla preghiera mattutina, e il Cardinal André Ving Trois, uno dei tre presidenti delegati del Sinodo, lo mette in luce nel suo indirizzo di saluto. Entrambi parlano prima di Papa Francesco, che dà poi definitivamente il tono del Sinodo. Che è quello di una ricerca di risposte pastorali, più che delle grandi rivoluzioni dottrinali. Una ricerca che deve avvenire soprattutto lontano dai microfoni, e da quel Sinodo dei media che sempre più si contrappone al Sinodo reale.

E si nota sin dalle prime parole del Cardinal Maradiaga. Parla dell’allegria con la quale si deve cominciare il sinodo e sottolinea come “a volte rattrista” i padri sinodali il modo in cui “il mondo ha acceso questo Sinodo, pensando che veniamo che due bande contrapposte a difendere posizioni irriducibili.”

Spiega il Cardinal Maradiaga: “Siamo coscienti dei nostri difetti e limiti, però il Signore che ci ha chiamato è perfetto e sa tirare fuori il bene anche da ciò che può sembrare un male, considerando che è lo Spirito Santo che in definitiva guida la nostra Chiesa.” Una Chiesa che “non è in via di estinzione,” e non lo è la famiglia, che pure è “combattuta e minacciata.” E tutti i padri sinodali cercano “l’unanimità che viene dal dialogo, non dalle idee difesa ad oltranza.”

Insomma, il cardinale chiede un dialogo che non porti a due partiti contrapposti, perché “è ora di sapere come disegnare una cultura che privilegia il dialogo come forma di incontro, la ricerca di consenso e di accordi.” Non c’è bisogno “di un progetto di alcuni per pochi, o di una minoranza qualificata o di un testimonial che si appropria di un sentimento collettivo.”

Quello che cerca il Sinodo – conclude Maradiaga - è “un nuovo giorno per le famiglie nel mondo, credenti o non credenti, famiglie stanche di incertezze e dubbi che arrivano da diverse ideologie, come quelle della decostruzione, delle contraddizioni culturali e sociali, la fragilità e la solitudine.”

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Da parte sua, il Cardinal Ving Trois sottolinea come sia il Motu Proprio “Mitis Iudex Dominus Iesus” che riforma le procedure dei processi canonici sulla validità sacramentale dei matrimoni, e sia l’anno della Misericordia abbiano segnato il tono della discussione.

Il primo – spiega il cardinale - è “una indicazione preziosa sullo spirito nel quale dobbiamo approcciarsi a questo lavoro,” ossia che “senza mettere in dubbio né la tradizione sacramentale della nostra Chiesa né la validità sacramentale del matrimonio,” siamo invitati “a condividere le nostre esperienze pastorali e a mettere in pratica i cammini della misericordia” attraverso i quali il Signore “ci invita ad un cammino di conversione in vista del perdono.

L’anno della Misericordia è invece “senza alcun dubbio un segno di speranza per quanti sono rimasti sopraffatti nel cammino e che aspirano a conoscere una vera liberazione.” E già le diocesi sono “rinnovate nella loro missione di annunciare la Buona Novella,” cioè che “Gesù è venuto a salvare i peccatori e ha portato fino all’estremo l’amore affinché il cammino della grazia sia aperto verso coloro che si aprono verso lui e che avanzano umilmente verso la condizione di una vita rinnovata.”

Misericordia e perdono sono dunque posti dal Cardinal Ving Trois al termine di un cammino di conversione. E il Cardinal Vingt Trois poi ricorda che “per ciascuno di noi” vescovi “queste tre settimane di lavoro intenso siano una esperienza di Chiesa importante: cercare con convinzione e umiltà di far crescere la comunione.”

“Malgrado le nostre differenze – afferma l’arcivescovo di Parigi – non vogliamo vivere questi tempi come una prova di forza tra piccoli e di cui microfoni e telecamere sarebbero gli arbitri. Noi lo vogliamo vivere come un tempo di conversione comune nella forza della comunione sotto di voi, Santo Padre, guardiano e servitore.”