Città del Vaticano , lunedì, 5. ottobre, 2015 11:00 (ACI Stampa).
La ricerca di comunione, prima di tutto. Il Cardinal Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga la sottolinea nella meditazione alla preghiera mattutina, e il Cardinal André Ving Trois, uno dei tre presidenti delegati del Sinodo, lo mette in luce nel suo indirizzo di saluto. Entrambi parlano prima di Papa Francesco, che dà poi definitivamente il tono del Sinodo. Che è quello di una ricerca di risposte pastorali, più che delle grandi rivoluzioni dottrinali. Una ricerca che deve avvenire soprattutto lontano dai microfoni, e da quel Sinodo dei media che sempre più si contrappone al Sinodo reale.
E si nota sin dalle prime parole del Cardinal Maradiaga. Parla dell’allegria con la quale si deve cominciare il sinodo e sottolinea come “a volte rattrista” i padri sinodali il modo in cui “il mondo ha acceso questo Sinodo, pensando che veniamo che due bande contrapposte a difendere posizioni irriducibili.”
Spiega il Cardinal Maradiaga: “Siamo coscienti dei nostri difetti e limiti, però il Signore che ci ha chiamato è perfetto e sa tirare fuori il bene anche da ciò che può sembrare un male, considerando che è lo Spirito Santo che in definitiva guida la nostra Chiesa.” Una Chiesa che “non è in via di estinzione,” e non lo è la famiglia, che pure è “combattuta e minacciata.” E tutti i padri sinodali cercano “l’unanimità che viene dal dialogo, non dalle idee difesa ad oltranza.”
Insomma, il cardinale chiede un dialogo che non porti a due partiti contrapposti, perché “è ora di sapere come disegnare una cultura che privilegia il dialogo come forma di incontro, la ricerca di consenso e di accordi.” Non c’è bisogno “di un progetto di alcuni per pochi, o di una minoranza qualificata o di un testimonial che si appropria di un sentimento collettivo.”
Quello che cerca il Sinodo – conclude Maradiaga - è “un nuovo giorno per le famiglie nel mondo, credenti o non credenti, famiglie stanche di incertezze e dubbi che arrivano da diverse ideologie, come quelle della decostruzione, delle contraddizioni culturali e sociali, la fragilità e la solitudine.”