Dal giorno di quella scoperta la storia di Sara Mariucci comincia a portare tanta speranza nei sofferenti, in chi ha paura e in chi ha perso la fede, tanto che la tomba della bimba a Gubbio è méta di continue visite da parte di persone alla ricerca di Dio, da ogni luogo di Italia e del mondo.
Ora esce un libro che racconta questa storia straordinaria, dal titolo "La grande storia della piccola Sara", pubblicato dalle Edizioni Messaggero Padova, scritto da Enrico Graziano Giovanni Solinas, per far conoscere e diffondere questa vicenda capace di ridare speranza, in un periodo tanto buio.
Attualmente sono in corso le indagini diocesane per accertare se ci siano le condizioni per istruire un processo di beatificazione, data la fama di santità di Sara Mariucci, guidate da monsignor Luciano Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio, in quanto molte persone affermano di aver ricevuto grazie ed essere guarite da malattie incurabili dopo aver pregato sulla tomba della bambina.
Ma è molto difficile istruire un processo di questa genere per via dell’età: Sara è morta prima ancora di compiere i quattro anni. La vicenda di Sara rimette al centro la questione dei “santi bambini”. Nonostante molte presenze straordinarie di vite precocemente toccate da una grazia “speciale”, per trovare i primi bambini, non martiri, riconosciuti ufficialmente santi si è dovuto aspettare il 13 maggio 2017 e i pastorelli di Fatima: Francesco e Giacinta Marto. Questo si spiega con la prudenza legata al concetto di maturità, di consapevolezza delle proprie azioni.
Si trattava cioè di capire a quale età un bambino è in grado di capire cosa siano le virtù cristiane e quindi di scegliere di viverle, fino all’eroismo. Tema che ha animato il dibattito della Chiesa per decenni e che continua ancora, sebbene nel 1981, in assenza di leggi canoniche, si sia espressa la Congregazione delle cause dei santi stabilendo che a sette anni una persona è in grado di rispondere consapevolmente alla grazia di Dio.
La questione si era posta per casi come quello di san Domenico Savio, morto a 15 anni da compiere, e successivamente dei pastorelli di Fatima. Si è applicato anche alle cause dei santi il criterio di san Pio X sull’accesso alla Comunione, di quando cioè si è in grado di capire che non si tratta soltanto di pane ma del corpo di Cristo, l’età nella quale uno è in grado di apprendere, di riflettere sulle cose che fa. In un certo senso una scelta collegata all’abbassarsi dell’età necessaria per accedere alla Prima Comunione.
Ma la devozione ai “santi bambini” ha radici profonde ed è tenace persino in questo mondo del tutto secolarizzato. A loro , del resto, sono rivelati più facilmente i misteri del Regno di Dio, come ha spiegato Gesù stesso nel Vangelo. Come dimostra la storia di Carlo Acutis, di recente proclamato beato, morto a 15 anni e al centro di una vasta devozione, sepolto ad Assisi. Basta recarsi in un giorno qualsiasi alla tomba di Antonietta Meo, detta Nennolina, vissuta solo 7 anni, e proclamata venerabile da papa Benedetto XVI, a Roma, nella basilica della Santa Croce in Gerusalemme. C’è sempre qualcuno che prega inginocchiato, sfiora il marmo della tomba, lascia un biglietto con una preghiera, un’invocazione…anche in questi giorni di pandemia, dove l’afflusso di pellegrini è drasticamente ridotto. Risuonano nella mente le frasi delle sua “letterine” indirizzate a Gesù, a Maria, ai santi, in cui si rispecchia con infinita tenerezza il monito evangelico: Dio ha tenuto nascoste le sue meraviglie ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli.
Enrico G.Solinas, La grande storia della piccola Mariuccia e di Mamma Morena, Edizioni Messaggero Padova, pp.160, euro 14
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.