Roma , venerdì, 5. febbraio, 2021 9:00 (ACI Stampa).
San Carlo alle Quattro Fontane, una perla romana del Borromini. Siamo a pochi passi dal Palazzo del Quirinale e dalla umbertina Via Nazionale. La chiesa - denominata anche “San Carlino” - è scrigno d’arte e di bellezza. Ma non solo. La sua storia è legata anche a figure di santità che hanno trovato in questo luogo quasi un “habitat naturale”.
Si sa, i santi si attraggono. La luce di Cristo li chiama a sé e li fa incontrare. E’ avvenuto proprio così, in questa piccola chiesa il San Carlino, per dimensioni, davvero è una perla di architettura barocca che ci presenta un corollario di volti “luminosi”. Dietro a questi, biografie affascinanti. Biografie di santità. E’ il caso della Beata Elisabetta Canori Mora, sposa e madre. Terziaria dell’Ordine della Santissima Trinità. Ancora oggi, la chiesa è officiata dai Padri Trinitari.
Per conoscere meglio questa nobildonna vissuta nella Roma di fine ottocento, Aci Stampa ha incontrato Padre Pedro Aliaga, spagnolo, vicario generale dell’Ordine dei Trinitari fino al 2019 e ora ministro del convento dei Trinitari a San Carlino alle Quattro Fontane, dove si occupa anche della formazione dei giovani religiosi.
Padre Aliaga, ci troviamo in uno dei luoghi più significativi per la vita della Beata Canori Mora: la chiesa del San Carlino. In pochi tratti, perché questo luogo è stato così importante per la beata?
La famiglia Canori Mora abitava nei pressi di San Carlino, a Via Rasella. Elisabetta frequentava la nostra chiesa, si confessava con P. Fernando di San Luigi, che divenne anche il suo direttore spirituale e della beata Anna Maria Taigi. A San Carlino veniva per la messa, per l'adorazione eucaristica. Le piaceva particolarmente partecipare alle feste dell'Ordine trinitario. E quindi entrò nel suo Terz'Ordine: fu così che vestendo lo scapolare della Santissima Trinità e vivendo la spiritualità trinitaria in modo consapevole e fervente, visse una vita profondamente legata a Cristo. E’ il dono della santità! Infine, quando morì, Elisabetta fu seppellita nella nostra chiesa, e così fino ad oggi San Carlino è "il santuario" della Beata Elisabetta. Ogni angolo di questa chiesa ci parla di lei, ci ricorda la sua preghiera costante, la sua partecipazione all'Eucaristia, il suo spirito di penitenza e umiltà, le suoe estasi, la premura nel portare le sue figlie a messa, l'attenzione a lasciarsi guidare o accompagnare da santi sacerdoti nel cammino della perfezione cristiana, il suo entusiasmo per l'Ordine trinitario, le sue suppliche per il marito Cristoforo. Noi spesso ci riferiamo a Elisabetta come "la mamma della comunità di San Carlino".