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La Polonia in favore della vita: oltre 1000 cartelloni pubblicitari in molte città

Con oltre 1.000 cartelloni pro-life in tutta la Polonia, hanno fatto sentire la loro voce gli ambienti pro-life nel dibattito sull'aborto

La campagna pro-life in Polonia |  | Archivio
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Il 22 ottobre scorso il Tribunale Costituzionale polacco ha dichiarato incostituzionale l'aborto in caso di alta probabilità di danno grave e irreversibile al feto o di una malattia incurabile che ne minacci la vita. In pratica, in molti casi ha significato la morte di bambini non nati per il sospetto di sindrome di Down. 

La Sentenza ha scatenato un'ondata di proteste organizzate da gruppi pro-abortisti giunta fino ad attacchi alle chiese. 

Da parte pro-life, invece dalla fine di novembre, in decine di città sono apparsi posters con messaggi a favore della vita. Il più esplicito è il poster con un utero materno a forma di cuore. All'interno si trova un bambino in posizione fetale. Nessun sottotitolo o slogan.

Dietro la campagna c'è la "Fondazione Nostri Bambini - Educazione, Salute, Fede". Abbiamo voluto che ognuno nella propria coscienza possa giudicare e interpretare il messaggio che arriva dal poster. 

A dicembre sono apparsi altri poster di grande formato con slogan come: "Penso, sento, non uccido", "Do la vita, ci tengo", "Scegli la vita" o "Ogni vita è un dono".

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La motivazione della Sentenza dello scorso ottobre del Tribunale Costituzionale è stata resa pubblica il 27 gennaio con un documento di 154 pagine, dove tra l’altro si afferma che “la Repubblica di Polonia garantisce a tutti la protezione legale della vita” (art. 38 della Costituzione) e che la sua protezione è responsabilità delle autorità pubbliche (art. 30). Ogni limitazione della tutela giuridica della vita umana deve essere "assolutamente necessario", cioè trattato come ultima risorsa assoluta. Un handicap o una malattia incurabile di un bambino nella fase prenatale non può determinare automaticamente l'ammissibilità dell’interruzione della gravidanza.

L’aspetto da sottolineare è che il Tribunale ha dichiarato che l'onere di allevare un bambino gravemente e irreversibilmente handicappato o malato terminale non può ricadere solo sulla sua famiglia, ma l’intera società deve farsene carico introducendo disposizioni che forniscano alla famiglia tutta l’assistenza e il supporto di cui necessita.

Dal momento della pubblicazione della sentenza, secondo la legge polacca, l'aborto è consentito in due casi: quando è in pericolo la vita o la salute della madre o in caso di gravidanza in seguito a stupro, incesto, o pedofilia.

Questa legislazione è contro la discriminazione a causa della salute. Essa difende la vita umana dal momento del suo concepimento in quanto un bambino malato ha lo stesso valore e ha uguale diritto alla vita di un bambino sano. 

Il 28 ottobre, in un messaggio ai polacchi pronunciato pochi giorni dopo la Sentenza della Corte costituzionale polacca, Papa Francesco ha ricordato il messaggio di S. Giovanni Paolo II sulla protezione della vita: "Per intercessione di Maria Santissima e del Santo Pontefice polacco, chiedo a Dio di suscitare nei cuori di tutti il rispetto per la vita dei nostri fratelli, specialmente dei più fragili e indifesi, e di dare forza a coloro che la accolgono e se ne prendono cura, anche quando ciò richiede un amore eroico”.

L'arcivescovo Gądecki, Presidente della Conferenza Episcopale Polacca ha apprezzato la decisione della Corte, che conferma che "il concetto di “vita non degna di essere vissuta “ è in diretta contraddizione con il principio di uno stato di diritto democratico. "Nessuno in coscienza può negare ad altri il diritto di vivere, soprattutto a causa della sua malattia", aveva aggiunto.

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