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Il Papa per la festa della Gendarmeria: al diavolo si risponde solo con la Scrittura

La bandiera pontificia arriva in Aula Nervi |  | AA La bandiera pontificia arriva in Aula Nervi | | AA

E’ una festa per tutto il Vaticano quella che ogni anno la Gendarmeria pontificia organizza per la feste del Patrono, San Michele Arcangelo. Quest’anno l’appuntamento è stato spostato nella festa degli Angeli Custodi e nella cerimonia i nuovi gendarmi hanno giurato fedeltà al Papa e allo Stato della Città del Vaticano.

La bandiera antica pontificia è stata portata solennemente nell’ Aula Paolo VI dove si è svolta la cerimonia a causa del mal tempo, ma la festa non è stata meno solenne.

Centinaia di  familiari, amici e conoscenti dei nuovi gendarmi e di tutta la Gendarmeria si sono uniti nella festa. Il saluto del cardinale Bertello Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e quello dell’ arcivescovo Becciu sostituto della Segreteria di Stato hanno completato il ringraziamento del Comandante Giani agli uomini delle Gendarmeria impegnati nella custodia del Papa ma soprattutto nel lavoro di sicurezza del piccolo stato impegnativo in modo particolare per la grande presenza di pellegrini di ogni parte del mondo.

Questa mattina le festa è stata completata dalla messa del Papa per i gendarmi e le loro famiglie nella Cappella del Governatorato.

Nella suo omelia il Papa ha parlato proprio di san Michele e della lotta: “durante tutta la storia questa guerra si fa ogni giorno, ogni giorno: si fa nel cuore degli uomini e delle donne, si fa nei cuori dei cristiani e dei non cristiani… C’è la guerra fra il bene e il male dove noi dobbiamo scegliere cosa vogliamo, il bene o il male. Ma il metodo di guerra, i metodi di guerra di questi due nemici sono totalmente opposti.”

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E Satana, ha detto il Papa “è un seduttore, è uno che semina insidie e un seduttore, e seduce col fascino, col fascino demoniaco, ti porta a credere tutto. Lui sa vendere con questo fascino, vende bene, ma paga male alla fine! E’ il suo metodo.” Ecco allora secondo il Papa “i tre gradini del metodo del serpente antico, del demonio. Primo, avere cose, in questo caso il pane, le ricchezze, le ricchezze che ti portano lentamente alla corruzione, e questa della corruzione non è una fiaba!, c’è dappertutto. C’è dappertutto la corruzione: per due soldi tanta gente vende l’anima, vende la felicità, vende la vita, vende tutto. E’ il primo gradino: i soldi, le ricchezze. Poi, quando ne hai, ti senti importante, secondo gradino: la vanità. Quello che diceva il diavolo a Gesù: “Andiamo sul terrazzo del tempio, buttati giù, fai il grande spettacolo!”. Vivere per la vanità. Il terzo gradino: il potere, l’orgoglio, la superbia: “Io ti do tutto il potere del mondo, tu sarai quello che comanda”.

Questo accade anche a noi, sempre, nelle piccole cose: attaccati troppo alle ricchezze, ci piace quando ci lodano, come il pavone. E tanta gente diventa ridicola, tante gente. La vanità ti fa diventare ridicolo. O, alla fine, quando hai potere, ti senti Dio, e questo è il grande peccato.”

Una lotta che affrontiamo tutti ogni giorno, ha detto il Pontefice, che ha concluso con un riferimento al lavoro della Gendarmeria “avete un lavoro un po’ difficile, dove sempre ci sono contrasti e dovete mettere le cose al loro posto ed evitare tante volte reati o delitti. Pregate tanto perché il Signore con l’intercessione di san Michele Arcangelo vi difenda da ogni tentazione, da ogni tentazione di corruzione per il denaro, per le ricchezze, di vanità e di superbia. E quanto più umile, come Gesù, quanto più umile è il vostro servizio, più fecondo e più utile sarà per tutti noi.”

Una umiltà che Gesù ci insegna anche per affrontare la tentazione: “Gesù non risponde con parole proprie, risponde con parole della Scrittura, tutt’e tre le volte. E’ questo che ci insegna, che col diavolo non si può dialogare, e questo aiuta tanto, quando viene la tentazione: con te non parlo, la Parola del Signore soltanto.”