Roma , martedì, 26. gennaio, 2021 18:00 (ACI Stampa).
"Lo scorso 20 gennaio è stato trovato morto un senzatetto di 46 anni nigeriano di nome Edwin. La sua vicenda si aggiunge ai tanti deceduti a Roma. Preghiamo per Edwin. Pensiamo a cosa ha sentito nel freddo, ignorato da tutti. Abbandonato anche da noi. Preghiamo per lui". Così Papa Francesco ha esordito durante lo scorso Angelus, ricordando un senzatetto morto a causa del freddo e dell'indifferenza. Sono tante le persone che rischiano davvero la vita per le strade gelide di Roma e di tante altre città italiane. E che soprattutto, non hanno il coraggio di chiedere aiuto. ACI stampa ne ha parlato con la dott.ssa Lucia Ercoli, Responsabile Sanitaria dell'Istituto di Medicina Solidale Onlus.
Roma affronta la terza ondata dei contagi dovuti al Covid-19. Qual è il lavoro di Medicina Solidale?
Medicina Solidale, grazie all'impegno dei propri medici volontari, porta avanti l'attività degli ambulatori di strada presenti sul territorio della Capitale, in particolare nella periferia sud-est di Roma e nella zona centro. Ogni anno registriamo nei nostri centri circa 13000 accessi, in particolare negli ambulatori ubicati a Tor Bella Monaca, a via Chiovenda (zona Tuscolana) con il centro per minori "Fonte D'Ismaele" gestito insieme all'associazione Dorean Dote, e sotto il colonnato di San Pietro, in collaborazione con l'Elemosineria Apostolica. Da quando la pandemia ha avuto inizio abbiamo purtroppo assistito a un aumento degli accessi nei nostri ambulatori, di tante persone che prima riuscivano in un modo o nell'altro a sopravvivere, ma che ora hanno perso ogni riferimento e hanno bisogno di aiuto. Il nostro impegno, infatti, è quello di fornire accanto all'assistenza medica anche un intervento sociale, distribuendo ad esempio pacchi viveri e vestiario a chi ha necessità.
Non solo Covid, Roma affronta anche l'emergenza freddo...
E questo rende la situazione ancora più drammatica. Facciamo i conti, purtroppo quasi quotidianamente, con tante persone che rischiano di perdere la vita in strada a causa del freddo e questo deve spingere noi e tutte le realtà di volontariato a mettersi in rete in una dimensione di dialogo e confronto. Solo così possiamo essere più forti e dare risposte celeri ed efficaci. Tanti fanno oltre il possibile da anni e ogni giorno, ma è arrivato il momento di abbandonare l'io per essere un noi, unito e solidale. Tutta la società civile e la comunità cristiana sono chiamate a dare il loro contributo cercando insieme vie di soluzione strutturali e non emergenziali. A partire da un rinnovato linguaggio che dal servizio gratuito e solidale renda ad ogni parola non solo il valore della denuncia quanto la forza della proposta.