Padova , venerdì, 22. gennaio, 2021 18:00 (ACI Stampa).
Nel convento dei cappuccini di Padova, noto nel mondo come santuario di Padre Leopoldo, in diversi dipinti dedicati al santo e alla sua vita compaiono scorci di paesaggi che appartengono alla sua terra d’origine, la Dalmazia, simboleggiano uno sguardo costantemente rivolto a Oriente, il mare, i profili di monti e di città che compongono l’orizzonte spirituale di Leopoldo Mandic.
Passeggiando nei chiostri, nei piccoli giardini creati nel convento si può ad esempio osservare un mosaico dedicato alla città di Castelnuovo di Cattaro (l'odierna Herceg-Novi in Montenegro), sulle coste dalmate dell’Adriatico, dove il futuro santo è nato il 12 maggio del 1866.
Le bocche di Cattaro sono di grande bellezza, ricordano i fiordi norvegesi, una natura selvaggia nelle brume del Nord, invece sono una sorta di passaggio ad Oriente. Qui il piccolo Leopoldo sognava di diventare missionario e di attraversare quegli impetuosi bracci di mare, per spendere la propria vita lungo la difficile strada dell’unità dei cristiani. Lo sognava da piccolo, lo ha sognato tutta la vita.
In questa settimana di preghiera dedicata proprio al tema, alla speranza di unità tra i cristiani, la figura di padre Leopoldo emerge con particolare evidenza e il santuario di Padova diventa il centro di irradiazione di questa preghiera. Padre Leopoldo è figura di riferimento dell’ecumenismo, in particolare dell’ecumenismo spirituale.
Quando abbraccia la vita religiosa scegliendo di entrare nella famiglia francescana dei cappuccini, il giovane Bogdan-Adeodato Mandić , fin da quella sua infanzia incantata, trascorsa a Castelnuovo, coltiva due sogni fondamentali: quello di diventare missionario nel vicino Oriente, per ricomporre l’unità tra i fratelli ortodossi e quelli della Chiesa cattolica; e l’aspirazione a diventare confessore, per usare con i penitenti la “medicina” della misericordia divina.