Londra , venerdì, 22. gennaio, 2021 11:00 (ACI Stampa).
È una situazione difficile, quella della Terrasanta, colpita dal COVID e messa in ginocchio anche dall’assenza di pellegrini internazionali. E i vescovi del Coordinamento Terrasanta, il gruppo di vescovi europei, nord-americani e sud-africani che dagli anni Novanta si reca periodicamente in Terrasanta, per visitare le comunità cristiane, lo sottolinea nel messaggio finale della riunione di quest’anno. Una riunione che, per la prima volta, si deve tenere da remoto e non sui luoghi di Gesù.
Così, durante la scorsa settimana, i vescovi si sono riuniti in videoconferenza per ascoltare i cristiani di Cisgiordania, di Gaza e di Israele sulla loro missione, resilienza e testimonianza in queste circostanze senza precedenti.
In un comunicato finale, i vescovi sottolineano che questo è un momento in cui non c’è molto ottimismo, perché “i problemi causati alla salute dal Covid-19, che hanno colpito il mondo intero, sono aggravati dai conflitti, dall’occupazione e dal blocco”, mentre “l'assenza di pellegrini internazionali ha esacerbato le diffuse difficoltà economiche, aumentato i livelli di disoccupazione e spinto molte più famiglie nella povertà”.
I vescovi denunciano “la mancanza di progresso politico, insieme all'espansione incessante degli insediamenti illegali e all'impatto della legge sullo Stato-Nazione di Israele”, che “continua a erodere qualsiasi prospettiva di soluzione pacifica a due Stati”, e chiedono a tutti di rafforzare la solidarietà con il popolo di Terrasanta.
I vescovi chiedono a leader israeliani e palestinesi di riprendere a guidare ai negoziati, e si rivolgono ciascuno ai propri governi perché rinnovino “la loro partecipazione attiva per la ricerca di una pace giusta, sostenendo il dialogo tra tutte le parti, difendendo il diritto internazionale e riaffermando la pluralità di Gerusalemme, dato il suo significato unico per ebrei, cristiani e musulmani”.