Bologna , venerdì, 22. gennaio, 2021 9:00 (ACI Stampa).
“E’ una grazia per noi tutti questo anno giubilare in occasione dell’ottavo centenario della morte di san Domenico. La santità aiuta sempre la santità. Ringrazio tutta la famiglia domenicana, il maestro dell’Ordine dei frati predicatori, che ha voluto condividere questa gioia con la Chiesa e in particolare con la Chiesa e la città di Bologna”.
Con questo ringraziamento il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha aperto le celebrazioni per l’VIII centenario della morte di Domenico di Guzman, il santo spagnolo che ha vissuto a lungo in Italia e in particolare nella città emiliana, dove è morto il 6 agosto 1221 e sepolto nella Basilica a lui dedicata, all’interno dell’arca scolpita da Niccolò da Bari, detto proprio per questa sua opera ‘Niccolò dell’Arca’, alla presenza del maestro dei domenicani, il filippino p. Gerard Francisco Timoner.
Nell’omelia Zuppi ha ricordato in particolare il tema dell’anno giubilare, ‘A tavola con san Domenico’, molto curioso, ma che ha una precisa ispirazione: una tavola dipinta, la cosiddetta ‘Tavola della Mascarella’, perché è conservata nella chiesa bolognese di Santa Maria e San Domenico della Mascarella, prima sede dei domenicani a Bologna. Essa raffigura san Domenico (si tratta del primo ritratto del santo, 1235-50 circa) a tavola con 24 frati provenienti da tutta Europa: “San Domenico ci aiuta a sentire il freddo di un mondo segnato da tante pandemie e il caldo della passione perché l’amore di Cristo raggiunga il cuore di tanti, lo scaldi e lo illumini.
Ci aiuta la commovente immagine della Mascarella, che avete scelto come icona di questo giubileo e che ci riporta alla prima generazione domenicana. Si tratta della più antica raffigurazione di San Domenico (pochi anni dopo la sua morte) ma è anche, ed è tipicamente di San Domenico, la raffigurazione dell’intera comunità insieme a lui”.
Quindi ha osservato che presso la tavola i domenicani valorizzavano la fraternità, generata dalla comunione: “L’umile è sempre in una comunione, frutto dello Spirito, che valorizza il nostro carisma, ci genera e ci rende una cosa sola: da questa veniamo e in questa saremo riuniti. In un mondo di solitudine e di tanto individualismo quanto sono necessarie tavole di amicizia e di intimità profonda, non efficienti self service o anonime mense aziendali! I frati sono raffigurati a due a due, tutti seduti alla mensa ricolma di pani.